Era stato scarcerato ad aprile nell'ambito dell'emergenza coronavirus, ma nel corso di un controllo i carabinieri lo hanno trovato in compagnia di tre persone
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Era stato scarcerato e posto agli arresti domiciliari il 21 aprile scorso nell’ambito dei provvedimenti tesi a prevenire il rischio di diffusione dell’epidemia da virus Covid-19 nelle carceri. Giovedì i carabinieri della stazione di Sinopoli lo hanno tratto in arresto in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale di Palmi. Si tratta di Carmine Alvaro, classe 1959.
L’uomo si trovava in carcere dal settembre 2018, quando era stato colpito da misura cautelare per associazione di tipo mafioso nell’ambito dell’operazione “Iris”, coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gaetano Paci e dal sostituto Giulia Pantano, e condotta dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria contro la cosca degli Alvaro di Sinopoli. L’inchiesta aveva accertato l’influenza della consorteria nell’assegnazione di importanti appalti pubblici e il suo stretto legame con alcuni amministratori locali, tra i quali il sindaco di Delianuova Francesco Rossi, anch’esso destinatario di misura cautelare ed attualmente agli arresti domiciliari.
Il 21 aprile scorso, nell’ambito delle misure adottate per il contenimento della diffusione del rischio d'infezione da Covid-19 nelle carceri, la misura della custodia cautelare in carcere cui era sottoposto era stata sostituita con quella meno afflittiva degli arresti domiciliari ma, già il giorno dopo, l’uomo ha dimostrato di non rispettare le prescrizioni imposte dall’Autorità Giudiziaria. Difatti, nel corso di un controllo dei Carabinieri della Stazione di Sinopoli, Alvaro era stato trovato in compagnia di 3 soggetti non autorizzati ad avere contatti con lui, di cui uno, nel tentativo di sottrarsi al controllo, si era anche nascosto sotto ad un letto.
Alvaro così facendo non solo non ha rispettato il provvedimento emesso dall’Autorità Giudiziaria, che poneva il divieto di comunicazione con persone diverse dai conviventi, ma neanche le disposizioni governative poste a tutela della collettività in ragione dell’epidemia in corso e che ponevano il divieto di ricevere o fare visita alle persone. In ragione della violazione accertata dai carabinieri, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha pertanto richiesto l’aggravamento della misura cautelare al Tribunale di Palmi che, concordando pienamente con le valutazioni del Pm, ha disposto la custodia cautelare di Alvaro presso il carcere di Palmi dove, al termine delle formalità di rito, è stato tradotto dai militari.