È ritenuto fra gli esponenti apicali dell’omonimo clan. Il Tribunale di sorveglianza di Catanzaro gli ha revocato la libertà vigilata. Da novembre è a piede libero anche il fratello Giuseppe, dopo 24 anni di carcere
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Il Tribunale di sorveglianza di Catanzaro ha revocato il regime di libertà vigilata nei confronti di Diego Mancuso, 68 anni, di Limbadi, fra gli esponenti apicali dell’omonimo clan della ‘ndrangheta. La libertà vigilata era stata disposta dal magistrato di sorveglianza di Nuoro nel 2014. Diego Mancuso – difeso dagli avvocati Francesco Sabatino e Francesco Schimio – ritorna totalmente libero senza più nessun obbligo. Aveva lasciato il carcere nel novembre del 2020 grazie al “continuato” di pena fra le sentenze nate dalle operazioni antimafia denominate Dinasty, Genesi e Batteria.
Nel processo “Dinasty-Affari di famiglia”, Diego Mancuso è stato riconosciuto al vertice di una delle articolazioni in cui si era divisa la famiglia dopo gli arresti – per l’operazione “Tirreno” (1993) della Dda di Reggio Calabria – dei boss Luigi (cl. ’54) e Giuseppe Mancuso (cl. ’49), rispettivamente zio e nipote. Diego Mancuso (fratello di Giuseppe, alias Peppe ‘Mbroggja”) insieme al nipote Domenico Mancuso (figlio di Giuseppe Mancuso) per un dato lasso temporale avrebbe retto le sorti dell’articolazione del clan a lui facente capo, in contrapposizione all’altro ramo della famiglia che vedeva a quel tempo alleati Cosmo Michele Mancuso ed il nipote Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”. Dopo aver scontato la pena per “Dinasty”, all’atto della scarcerazione, Diego Mancuso ha spostato la sua residenza a Santa Maria di Ricadi.
Da ricordare che il 24 novembre scorso è ritornato in libertà – dopo 24 anni di ininterrotta detenzione – anche il boss Giuseppe Mancuso (detto ‘Mbrogghja), 73 anni, fratello di Diego, leader dell’omonimo clan.