Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Marcello Fondacaro hanno innescato la furente reazione di Saverio Zavettieri, ex parlamentare socialista e attuale sindaco di Bova Marina, nel Reggino. Nell’udienza di ieri del processo ‘Ndrangheta stragista, il pentito di Gioia Tauro ha parlato di presunti legami tra la massoneria legata alla ‘ndrangheta e il Partito socialista a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. Una lunga deposizione nella quale Fondacaro tira in ballo oltre a Zavettieri anche pezzi grossi del panorama politico nazionale, da Craxi e Berlusconi, messi insieme a esponenti di spicco delle cosche Piromalli e Molè.

«In merito alle recenti dichiarazioni farlocche nell’ambito del processo ’Ndrangheta Stragista del collaboratore di giustizia Marcello Fondacaro che, tengo a precisare non ho mai conosciuto – tuona Zavettieri - è opportuno fare chiarezza per diritto di cronaca e per rispetto della mia persona e della mia storia politica. Vengo tirato in ballo da tale collaboratore di giustizia per le elezioni regionali degli anni ’90 nelle quali, sempre secondo dichiarazioni di costui, alcuni candidati avrebbero avuto il sostegno della ‘ndrangheta. È opportuno ricordare che, come esponente del Partito Socialista Italiano, sono stato eletto alle elezioni politiche nel 1983, confermato nel 1987 e 1992; Assessore regionale alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Università e Ricerca dal 2000 al 2005 nominato da esterno, non ero candidato quindi, già i conti non tornano».

«Il pentito Fondacaro – aggiunge - interrogato dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, ricostruisce la rete massonica della P2 in Calabria e afferma di aver conosciuto massoni calabresi tra cui alcuni socialisti tirandomi nuovamente in ballo. Altra diffamazione, la faccenda mi indigna: non sono un massone, né lo sarò mai e ho sempre dissentito da una mentalità e da una cultura che agevola forme di potere occulto. Parla per il sottoscritto la sua storia personale, prima sindacale poi politica ed istituzionale oltre che, l’attentato subito nel febbraio del 2004».

Zavettieri rimarca di essere «uscito indenne dalla tempesta di Tangentopoli e dalle molteplici inchieste antimafia che neppure mi hanno sfiorato, mi trovo costretto ancora una volta, viste le dichiarazioni visibili del pentito Fondacaro, ad adire le vie giudiziarie che tra l’altro, mi hanno sempre reso giustizia».