NOMI | Secondo la Dda di Reggio Calabria gli imputati gravitano negli ambienti della cosca Labate. Sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, detenzione di armi e trasferimento fraudolento di valori
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Si è concluso con sette condanne il processo in primo grado "Cassa continua". La sentenza è stata emessa oggi pomeriggio nell'aula bunker di Reggio Calabria dal gup Giovanna Sergi che ha accolto le richiesta del sostituto procuratore della Dda reggina Diego Capece Minutolo.
Gli imputati, secondo la Procura, gravitano negli ambienti della cosca Labate ed erano accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, detenzione di armi e trasferimento fraudolento di valori. Il processo "Cassa continua" è nato da un'inchiesta dei carabinieri, coordinata dai pm Stefano Musolino e Diego Capece Minutolo, contro una cellula della cosca di Gebbione.
Sedici anni e 4 mesi di reclusione sono stati inflitti ad Antonio Laurendi, ritenuto il braccio destro di Pietro Toscano. Per la Dda, Laurendi avrebbe stabilito "le strategie criminali" del gruppo e avrebbe amministrato la "cassa comune del sodalizio" individuando le attività imprenditoriali da acquisire tramite fittizie intestazioni. Inoltre, avrebbe mantenuto i contatti con gli esponenti delle altre famiglie mafiose. Il gup ha condannato, inoltre, Paolo Falco (14 anni), Francesco Toscano (12 anni), Massimiliano Latini (7 anni), Demetrio Cassalia (1 anno e 4 mesi), Vincenzo Laurendi (3 anni) e Antonino Ventura (3 anni).