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Il Tribunale di Locri nel giudizio scaturito dall’operazione denominata “Rheinbrucke”, condotta dalla Dda di Reggio Calabria, ha assolto tutti gli imputati dalle accuse che erano loro contestate. L’operazione “Rheinbrucke”, unitamente a quella parallela denominata “Helvetia”, aveva fatto luce, secondo la tesi della Procura Distrettuale reggina, su una serie di articolazioni straniere della ‘ndrangheta, legate alla casa madre del “locale” di Fabrizia, nel Vibonese, e dipendenti dal “Crimine” di Rosarno. In particolare, le autorità elvetiche avevano filmato delle vere e proprie riunioni in cui i soggetti partecipi erano coinvolti in dei rituali tipici della criminalità organizzata calabrese.
Le richieste di pena. All’esito dell’istruttoria dibattimentale, il pm della Dda di Reggio Calabria De Bernardo, aveva chiesto la condanna a 10 anni di reclusione per gli imputati: Domenico Nesci, detto “Mimmo” (avv. Giovanni Vecchio) e Raffaele Primerano (avv. Eugenio Minniti), entrambi di Fabrizia, mentre 9 anni di reclusione a testa era stata la richiesta di pena per Maria Giovanna Nesci (avv. Antonio Carè) e Natalino Monteleone.
Il Tribunale di Locri, tuttavia, ha disatteso la tesi investigativa assolvendo Domenico Nesci "perché il fatto non sussiste" e i restanti imputati per non aver commesso il fatto.