In tre rinviati a giudizio dal gup distrettuale, Giuseppe De Salvatore, per l’omicidio di Domenico Belsito – ucciso il 18 marzo del 2004 a Pizzo Calabro lungo via Nazionale – e le lesioni personali aggravate ai danni Antonio Franzè a Vibo, cognato del collaboratore di giustizia Andrea Mantella.

Dinanzi alla Corte d’Assise di Catanzaro il 17 marzo prossimo si aprirà il processo per: Domenico Bonavota, 41 anni, di Sant’Onofrio, Salvatore Mantella, 47 anni, di Vibo Valentia (cugino di Andrea Mantella), Onofrio Barbieri, 41 anni, di Sant’Onofrio ma residente a Vena Superiore. I tre hanno scelto di essere quindi giudicati con il rito ordinario. Il 5 gennaio scorso sono invece stati ammessi al rito abbreviato Pasquale Bonavota, 47 anni, di Sant’Onofrio, latitanteNicola Bonavota, 45 anni, di Sant’Onofrio (fratello di Pasquale e Domenico); Francesco Fortuna, 41 anni, di Sant’Onofrio; Andrea Mantella, 49 anni, di Vibo Valentia, collaboratore di giustizia dal maggio 2016.

L’omicidio di Domenico Belsito

Secondo l’accusa, il mandato omicidiario a Salvatore Mantella sarebbe stato dato dal cugino Andrea Mantella. A sparare materialmente a Domenico Belsito sarebbe stato Francesco Scrugli (poi a sua volta ucciso nel marzo 2012 a Vibo Marina dal clan Patania di Stefanaconi).
L’omicidio Belsito sarebbe stato il delitto con il quale Andrea Mantella strinse l’alleanza con il clan Bonavota di Sant’Onofrio. Il delitto di Domenico Belsito sarebbe stato infatti preceduto da un accordo: uno scambio di uomini fra il gruppo guidato da Andrea Mantella e Francesco Scrugli (all’epoca staccatisi dal clan Lo Bianco di Vibo) e quello dei Bonavota.

Era la sera del 18 marzo 2004 a Pizzo quando Domenico Belsito, nei pressi di un bar, appena sceso dalla sua autovettura è stato raggiunto da numerosi colpi d’arma da fuoco, mentre i sicari facevano perdere le loro tracce a bordo di un’autovettura, risultata rubata e rinvenuta, ancora in fiamme, a pochi chilometri di distanza, nei pressi di una masseria. La vittima, dopo alcuni giorni di agonia e nonostante i tentativi disperati dei sanitari dell’ospedale civile di Vibo Valentia, è deceduta il successivo 1 aprile.

La sentenza di morte era stata eseguita perché il Belsito, ritenuto intraneo al locale di ‘ndrangheta di Sant’Onofrio, e già sposato, avrebbe intrattenuto una relazione extraconiugale con la sorella di un altro affiliato.

Il lavoro investigativo ha individuato nei vertici del clan Bonavota di Sant’Onofrio i mandanti e negli elementi dell’allora emergente gruppo criminale di Andrea Mantella (oggi collaboratore di giustizia) gli esecutori materiali del brutale omicidio, maturato nell’ambito di logiche di scambio, finalizzate a sancire l’alleanza tra i due sodalizi ‘ndranghetistici. La spedizione di morte, infatti, ha fatto seguito, a pochi giorni di distanza, al raid punitivo eseguito da killer del clan di Sant’Onofrio presso l’abitazione di Antonio Franzè, 66 anni, di Vibo Valentia, rimasto ferito alla spalla destra da colpi di arma da fuoco e reo di avere mancato di rispetto nei confronti del cognato Andrea Mantella, sminuendone in città la reputazione. Anche delle lesioni personali aggravate ai danni di Antonio Franzè dovranno rispondere Andrea Mantella, Salvatore Mantella, Francesco Fortuna e Domenico Bonavota. Domenico Belsito all’epoca dell’omicidio aveva 34 anni. L’inchiesta è coordinata dal pm Andrea Mancuso.

Nel collegio di difesa ci sono: gli avvocati Sergio Rotundo e Salvatore Staiano per Francesco Fortuna e Onofrio Barbieri; Vincenzo Gennaro e Nicola Cantafora per Domenico Bonavota; Nicola Cantafora e Tiziana Barillaro per Nicola e Pasquale Bonavota; Diego Brancia e Riccardo Caramello per Salvatore Mantella; Manfredi Fiormonti per Andrea Mantella.