Assolti dall’accusa di omicidio Pasquale e Nicola Bonavota. Carcere a vita per il fratello Domenico, 30 anni di reclusione per altri due imputati
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Cancellate dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro (Francesca Garofalo presidente, giudice consigliere Domenico Commodaro) tre condanne all’ergastolo inflitte in primo grado con l’operazione antimafia denominata “Conquista”.
Assolti per non aver commesso il fatto i fratelli Pasquale (in foto) e Nicola Bonavota di Sant’Onofrio che in primo grado erano stati condannati al carcere a vita. Ergastolo confermato, invece, per Domenico Bonavota. Passa poi dall’ergastolo del primo grado alla condanna a 30 anni di reclusione Onofrio Barbieri, anche lui di Sant’Onofrio ma residente a Vena Superiore. Condanna a 30 anni come in primo grado, invece, per Francesco Fortuna.
Conquista, le condanne
Queste le altre condanne confermate: 4 anni per Giuseppe Lopreiato, 4 anni per Domenico Febbraro, anche loro di Sant’Onofrio, e 4 anni per Vincenzino Fruci, di Acconia di Curinga. Il collaboratore di giustizia, Francesco Michienzi, passa invece dai 2 anni e 4 mesi del primo grado alla pena di 4 mesi. L’importante risultato processuale per Pasquale Bonavota (attualmente latitante) è stato ottenuto dall’avvocato Tiziana Barillaro che è riuscita a smontare le accuse rivolte al proprio assistito, al pari dell’avvocato Nicola Cantafora che ha assistito Nicola Bonavota (in foto).
Gli omicidi Cracolici e Di Leo
I fatti di sangue al centro del processo riguardavano l’omicidio di Raffaele Cracolici, alias “Lele Palermo”, ucciso il 4 maggio 2004 a colpi di arma da fuoco a Pizzo Calabro, e quello di Domenico Di Leo, alias “Micu Catalanu”, ucciso a Sant’Onofrio in via Tre Croci il 12 luglio 2004. Per l’omicidio di Di Leo dovevano rispondere: Domenico Bonavota, Pasquale Bonavota, Nicola Bonavota, Onofrio Barbieri e Andrea Mantella. Domenico Di Leo, detto “Micu i Catalanu”, era ritenuto dagli inquirenti un componente dello stesso clan Bonavota con il ruolo di “braccio armato”. Entrato in contrasto con i figli del defunto boss Vincenzo Bonavota, è stato attinto da diversi colpi d’arma da fuoco (Kalashnikov e fucile a pompa), tanto che sul posto sono stati rinvenuti i bossoli di oltre 45 colpi.
Per l’omicidio di Raffaele Cracolici, boss di Maierato, dovevano invece rispondere: Pasquale Bonavota, Nicola Bonavota, Francesco Fortuna, Onofrio Barbieri ed Andrea Mantella, mentre Domenico Bonavota (in foto), Francesco Michienzi e Vincenzino Fruci per tale fatto di sangue sono stati già giudicati ed assolti in via definitiva nell’operazione antimafia denominata “Uova del drago”.
Raffaele Cracolici, secondo la tesi accusatoria, sarebbe stato eliminato dal clan Bonavota per sgomberare il campo da uno scomodo rivale sull’area industriale di Maierato.
Domenico Febbraro era poi accusato di aver materialmente esploso undici copi di pistola all’indirizzo del cancello di ingresso della struttura ricettiva “Popilia Country Resort”. Sul posto sarebbe stato accompagnato da Giuseppe Lopreiato, presunto autista di Domenico Bonavota, quest’ultimo ritenuto il mandante della sparatoria.
Impegnati nel collegio di difesa anche gli avvocati: Sergio Rotundo, Francesco Muzzopappa, Elisa Solano, Vincenzo Gennaro, Salvatore Staiano, Giovanni Gemelli, Raffaele Rizzuti, Antonino Tillieci, Giuseppe Spinelli, Maria Grazia Conidi (per il collaboratore Michienzi), Nicola D’Agostino e Giosuè Monardo.