È stata arrestata e portata in carcere, fuori regione, l'avvocata Maria Rita Bagalà. La Corte di cassazione ha infatti respinto il suo ricorso contro la pronuncia del Riesame di Catanzaro che aveva accolto la richiesta della procura distrettuale antimafia, che chiedeva la custodia cautelare nell'ambito dell'inchiesta Alibante. L'inchiesta coinvolse 19 persone accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, corruzione, estorsione, consumata e tentata, intestazione fittizia di beni, rivelazione di segreti d’ufficio e turbativa d’asta.

I reati contestati all'avvocato Bagalà

La donna era agli arresti domiciliari ad Aosta dal 3 maggio con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il provvedimento - scrive l'ansa - è stato eseguito ieri dai carabinieri di Aosta. Per l'accusa, Maria Rita Bagalà, sotto la regia del padre Carmelo Bagalà considerato il capo del clan, «partecipava alla cosca» della 'ndrangheta, garantendo «l'amministrazione dei diversi affari illeciti», lo scrive il gip di Catanzaro, Matteo Ferrante, nell'ordinanza di custodia cautelare sottolineando che l'avvocata, oltre a essere la «mente legale del clan», curava gli interessi economici e finanziari del sodalizio.