Nel processo Gotha l’ex sottosegretario continua il suo esame e spiega: «La ‘ndrangheta vota sia a destra che a sinistra. Segue il cavallo vincente»
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«A Reggio Calabria c’è una trasversalità degli interessi criminali. La ‘ndrangheta votò prima a sinistra e poi a destra. Prima Falcomatà e poi Scopelliti».
Dopo i mesi di stop dovuti alla pandemia da Covid-19, riprendono le udienze del processo “Gotha” con le deposizioni dell’avvocato Alberto Sarra, imputato con l’accusa di far parte dei cosiddetti “invisibili” della ‘ndrangheta, quella sovrastruttura che, nella ricostruzione accusatoria, governa le scelte di politica criminale della città di Reggio Calabria e non solo.
Sarra, che si è sempre dichiarato innocente, in merito a tali accuse, si è presentato oggi a testimoniare dopo la scorsa udienza interrotta bruscamente per gravi ragioni familiari dell’ex sottosegretario alla Regione. Lui, che ha riempito centinaia di pagine di verbali con dichiarazioni che hanno fatto tremare più di qualcuno, sta ora sottoponendosi all’esame rispondendo alle domande tanto del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo quanto del sostituto procuratore Stefano Musolino. Proprio quest’ultimo era presente in aula, nella mattinata di ieri, per formulare alcune domande ben precise a Sarra.
«La ‘ndrangheta è trasversale»
L’attenzione di Sarra si poggia soprattutto sul periodo nel quale vennero costitute le società miste. Fu un evento che si verificò a cavallo di due epoche politiche diverse: la fine di quella di Italo Falcomatà e l’inizio di quella Scopelliti. E parlando dei voti che Nino Fiume fu in grado di portare proprio all’ex governatore, Sarra avvia un ragionamento sulla trasversalità della ‘ndrangheta.
«Fiume personalmente porta dei voti, li ha lui. Ma quando dice a Scopelliti “se vuoi ti aiuto in maniera completa ed importante, tu sai con chi ho rapporti, devo prima chiedere”, non è più Fiume a parlare personalmente. Sono due cose distinte e separate. Fiume, per fare campagna elettorale in un certo modo deve chiedere il permesso. Fiume, come accaduto per le regionali del 2000, non si muove più come tale, ma come De Stefano, perché ha ricevuto l’assenso di Giuseppe De Stefano. Io non riuscivo a capire la ragione, poi ascoltando Antonio Franco ho capito».
La domanda del pm Musolino è precisa: «Quando Romeo decide di appoggiare Scopelliti, sa già quali sono i poteri che appoggiano Scopelliti?». Sarra precisa: «Nel 2002 il discorso è più complesso. Sono piani diversi. Non è che la ‘ndrangheta vota solo da una parte. C’è una trasversalità negli interessi criminali. Si può votare Scopelliti alle regionali, ma anche Falcomatà alle comunali». Secondo Sarra, «la ‘ndrangheta decide di puntare su persone già vincenti e non ha la capacità culturale di poter capire come determinare le elezioni».
Allora Musolino incalza: «C’è qualcuno che governa queste cose, esiste una sovrastruttura?». Sarra conferma: «Sì, ma il problema è dove inizia quel limite sottile che delinea quando un comportamento è legittimo e quando è criminale. Diventa tale quando io tutelo gli interessi della criminalità».
La costituzione delle società miste
Sarra aveva già toccato l’argomento della costituzione delle società miste nel corso delle udienze con il procuratore Lombardo. Oggi torna sul punto. Il pm precisa: «Una cosa è dire “facciamo le società miste perché bisogna esternalizzare i servizi. Altro è dire che il sistema di infiltrazione mafiosa fosse un sistema che comunque, sin dalla nascita e successivamente, ha coltivato un progetto che riusciva a tutelare i suoi interessi».
Sarra non ha dubbi: «Il sistema ha coltivato un progetto nella misura in cui si riusciva a tutelare i propri interessi. C’è un percorso giuridico amministrativo in tutto ciò, che io non ho condivido quanto alle società miste. Perché significava individuare un soggetto privato che entrava dentro l’amministrazione, con i problemi che poi si sono verificati».
Sarra contestualizza la costituzione delle società miste nel periodo in cui la giunta in carica era quella di Italo Falcomatà. Ad occuparsi di quello specifico settore, ricostruisce Sarra, fu, tra gli altri, anche Demetrio Naccari Carlizzi. Quali i suoi rapporti con Paolo Romeo, chiede il pm. E Sarra risponde: «Erano buoni. Romeo fa un ragionamento con Naccari. Romeo stima Naccari che ritiene più capace di Scopelliti. Ma non credo che Romeo potesse avere una influenza diretta su queste tematiche».
La rabbia di Sarra
C’è un solo momento nel quale Alberto Sarra si innervosisce. È quando parla della sua conoscenza con Giorgio De Stefano. «Se io sono associato con questa gente qui, se faccio parte della massomafia, perché non faccio io il presidente della Regione e lo fa Scopelliti?». Sarra ricorda le intercettazioni riguardanti il figlio dell’avvocato Giorgio De Stefano, Giovanni, in cui quest’ultimo utilizzava parole colorite dicendo che avrebbero dovuto cacciarlo da tutto.
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