L'indagine risale al 2014. I provvedimenti eseguiti in mattinata dai carbinieri fanno seguito a una recente sentenza della Cassazione che a giugno ha reso definitivi quasi tutti i sequestri
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A sette anni dall'avvio dell'inchiesta, è arrivata la confisca dei beni per circa 10 milioni di euro già sequestrati a carico di vari appartenenti alla cosca Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto (Crotone), coinvolti nell'inchiesta 'Zarina Aurora' contro la 'ndrangheta e le sue infiltrazioni nel tessuto economico emiliano.
Nel 2014, l'indagine dei carabinieri e della Dda di Bologna aveva portato a 13 arresti per riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e impiego di denaro di provenienza illecita, reati aggravati dal metodo mafioso. I beni confiscati oggi sono riconducibili a dieci di quei 13 indagati.
I provvedimenti di confisca, eseguiti in mattinata dagli stessi carabinieri, fanno seguito a una recente sentenza della Cassazione che a giugno ha reso definitivi quasi tutti i sequestri, già confermati anche in appello. Si tratta di nove imprese commerciali operanti nei trasporti e nel turismo, sei immobili, una trentina di veicoli (mezzi pesanti) e 21 rapporti finanziari. In Emilia le confische riguardano il deposito di una ditta a Sala Bolognese (Bologna), una società e alcuni immobili nel Modenese e altri beni a Gualtieri (Reggio Emilia).
La maggior parte dei beni confiscati è in Calabria, fra le province di Cosenza, Catanzaro e Crotone. Fra questi ci sono anche due complessi alberghieri a Isola Capo Rizzuto. L'inchiesta era partita dagli accertamenti dei carabinieri sull'incendio di una motrice a Sala bolognese, avvenuto nel 2010. Quel rogo risultò di origine dolosa e, con il proseguimento delle indagini, fece scoprire le attività di riciclaggio e gli altri reati.