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Doveva morire Andrea Mantella. Attraverso un attentato in grande stile finalizzato ad evitare che con le sue dichiarazioni alla magistratura il 44enne di Vibo Valentia mettesse in seri guai il clan Bonavota, preoccupato per quelle che i magistrati dell’operazione “Conquista” definiscono come “ripercussioni devastanti per i maggiorenti della cosca a seguito dell’avvio della collaborazione con la giustizia”.
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Sono in particolare alcune intercettazioni telefoniche ed ambientali del giugno dello scorso anno a svelare il progetto di morte nei confronti di Andrea Mantella, dal mese prima divenuto collaboratore di giustizia. Picciotti e sodali del clan Bonavota temono che il nuovo pentito di ‘ndrangheta possa in particolare parlare di almeno quattro omicidi a cui il vibonese avrebbe direttamente partecipato per fare un favore ai mafiosi di Sant’Onofrio.
Denaro per arrivare a Mantella. Il clan Bonavota si sarebbe così preoccupato di offrire del denaro a chiunque fosse stato in grado di svelare dove si trovava detenuto Andrea Mantella, che aveva appena iniziato il suo percorso di collaborazione con la giustizia. Bisognava eliminarlo, con un attentato in grande stile ed “in tempi “rapidi-rapidi” affermano i due picciotti del clan Bonavota nelle intercettazioni. Dopo sarebbe stato troppo tardi, perché Andrea Mantella avrebbe potuto mettere “nero su bianco” particolari inediti e pesanti su gravi fatti di sangue dallo stesso commessi in concorso con il clan Bonavota. “Dopo che parla – dicevano nelle intercettazioni i picciotti del clan – dove lo prendono più”?
g.b.