Sono dichiarazioni del tutto inedite, e in parte “scottanti”, quelle rese nel marzo del 2023 dal collaboratore di giustizia Pasquale Megna di Nicotera Marina, i cui verbali sono stati depositati dalla Dda di Catanzaro nel maxiprocesso d’appello nato dall’operazione Rinascita Scott. Cadono così molti omissis e, per la prima volta, si registrano dichiarazioni importanti sul ruolo che continuerebbe ad avere il superboss Giuseppe Mancuso, 76 anni, di Limbadi, alias “Peppe ‘Mbrogghja”. Nessun collaboratore di giustizia aveva sinora mai dichiarato nulla su avvenimenti che interessano Giuseppe Mancuso (cl. ’49) dopo il suo ritorno in libertà, avvenuto nel novembre del 2021 avendo scontato 24 anni di ininterrotta detenzione a seguito di condanne definitive rimediate nelle operazioni “Tirreno” (Dda di Reggio Calabria) e “Count down” (Dda di Milano).

Pasquale Megna su Mancuso

Pasquale Megna, 40 anni, di Nicotera Marina, è stato arrestato dai carabinieri nel gennaio 2023 a Vibo Valentia dopo essersi dato alla macchia il 2 dicembre 2022 in quanto accusato dell’omicidio ai danni di Giuseppe Muzzupappa, freddato a colpi di pistola la sera del 26 novembre 2022 a Nicotera Marina. Pasquale Megna ha poi iniziato a collaborare con la Dda di Catanzaro nel marzo del 2023 e le sue dichiarazioni chiamano in causa anche Giuseppe Mancuso, detto Peppe ‘Mbrogghja, ritenuto dagli inquirenti non solo un capo promotore dell’omonimo clan, ma anche un pezzo da novanta dell’intera ‘ndrangheta calabrese sin dagli anni ’80. “Quando ho visto mio padre durante la mia latitanza – ha fatto mettere a verbale Megna nell’interrogatorio del 19 marzo 2023 – gli ho chiesto come fosse la situazione in paese dopo l'omicidio da me commesso, domandandogli espressamente "se era tranquilla o meno". Mio padre mi raccontò che Peppe Mancuso, ‘Mbrogghja, era passato in pescheria. Preciso anche che, fino a quel momento, Peppe Mbrogghja, dopo la scarcerazione, non aveva avuto alcun rapporto con mio padre. Mio padre mi disse che Peppe Mancuso gli aveva detto: "Se ti serve qualcosa, stai tranquillo", aggiungendo che alla sua famiglia ed ai suoi nipoti non interessava l'omicidio che avevo commesso io e che loro non lo volevano vendicare. Peppe ‘Mbrogghja ha rasserenato mio padre per conto della sua famiglia, perché a detta di ‘Mbrogghja, suo nipote Alfonso Cuturello non avrebbe fatto nulla perché se la vedeva lui personalmente, dicendo che della sua famiglia e dei suoi nipoti rispondeva lui”. Da precisare che Alfonso Cuturello è effettivamente nipote del boss Peppe Mancuso in quanto figlio di Salvatore Cuturello, quest’ultimo sposato con Francesca Mancuso, figlia di Giuseppe Mancuso. Alfonso Cuturello è inoltre cugino della vittima Giuseppe Muzzupappa, quest’ultimo ucciso da Pasquale Megna.

Il collaboratore di giustizia ha poi aggiunto altri particolari significativi sulla vicenda. “Anche prima del mandato di cattura eseguito nei miei confronti il 9 gennaio 2023, tutti sapevano che l'autore dell'omicidio di Giuseppe Muzzupappa ero stato io. Dopo che mio padre mi raccontò della visita di Peppe ‘Mbrogghja prima di Natale 2022, gli dissi che, invece di aprire due occhi, avrebbe dovuto aprirne quattro. Doveva stare ancora più attento di prima e non doveva fidarsi di nessuno”. Dopo l’omicidio, per ragioni di sicurezza, Pasquale Megna avrebbe anche fatto spostare alcuni suoi stretti familiari in altra abitazione.

Le gerarchie nella famiglia di Peppe Mancuso

Pasquale Megna ha offerto anche particolari interessanti sulle gerarchie interne al ramo ‘Mbrogghja della famiglia Mancuso. “Quando Peppe Mancuso era in carcere – ha fatto mettere a verbale il collaboratore di giustizia – l’ultima parola spettava al figlio Domenico, detto Mico Ningia, perché il fratello Antonio Mancuso era ancora piccolo”. Domenico Mancuso è classe 1975, Antonio Mancuso classe 1983. “Per le cose importanti Mico Mancuso e la sorella Franca Mancuso venivano prima da mio padre, Assunto Natale Megna, poi da Domenico Cupitò, detto Mimmo "Pignuni". Prima c'era mio padre e poi, dopo di lui, c'era "Pignuni". Oltre a mio padre ed a Cupitò, c'erano altre persone a disposizione della famiglia 'Mbrogghja e mi riferisco per precisione a Giuseppe D'Angelo e Silverio Agosto, che sono scagnozzi arrestati nell'operazione Dinasty. Inoltre mi riferisco a Cristian Burzì, originario di Joppolo, arrestato con l'erba vicino la casa dove ora abita Peppe 'Mbrogghja e prima abitava il figlio Domenico”. Pasquale Megna ha fatto quindi i nomi anche di altri soggetti “a disposizione” del ramo della famiglia Mancuso facente capo a Giuseppe (cl ’49), alcuni di Nicotera, altri anche di Rosarno. “Di queste persone ho saputo che hanno fatto delle cose – ha aggiunto il collaboratore – apprendendo i fatti in cui sono coinvolti sia da Antonio Mancuso che dal fratello Domenico, così come da Giuseppe D'Angelo e Silverio Agosto”.

L’influenza sui villaggi passata da Peppe a Luigi Mancuso

Pasquale Megna ha anche spiegato agli inquirenti l’influenza che – prima di essere arrestato nel 1997 – Giuseppe Mancuso, alias ‘Mbrogghja, esercitava su alcuni villaggi turistici di Nicotera Marina. “Il Sayonara, così come la Valtur (il pentito si riferisce a una vecchia gestione del villaggio, attualmente il brand Valtur è di proprietà del Gruppo Nicolaus, che non ha alcun legame con i fatti citati nell’articolo, ndr) – ha dichiarato il collaboratore – li abbiamo riforniti noi da sempre: di pesce congelato noi e di pesce fresco mio nonno. A quei tempi c'era Peppe 'Mbrogghja ed è stato lui a dire che lì il pesce lo doveva portare solo mio padre, sia al Sayonara che alla Valtur. Invece altri locali come il Golf Club, se non fosse stato per l'insistenza di mio fratello, non avremmo potuto vendergli niente, perché si rifornivano dai Tomeo su indicazione di zio Luigi Mancuso”.

Dopo l’arresto nel 1997 a San Calogero dell’allora latitante Giuseppe Mancuso, a distanza di qualche anno si registra la chiusura del villaggio Valtur di Nicotera Marina. Luigi Mancuso si trovava invece già detenuto dal 1993 con le stesse accuse (operazioni “Tirreno” e “Count down”) del nipote Giuseppe. “Al Sayonara abbiamo sempre continuato noi a fare le forniture. Non so dire se ci sia stato un intervento di Luigi Mancuso dopo la sua scarcerazione” – avvenuta il 21 luglio 2012 dopo 19 anni di ininterrotta detenzione – ma è certo, ha aggiunto Megna, che il boss Luigi Mancuso “non ha fatto andare nessun altro per il pesce al Sayonara non andare contro il volere del nipote Peppe”.