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Tre uomini, Domenico Arena, Vincenzo Pesce, e Francesco Strangio, sono stati arrestati oggi per il reato di scambio elettorale politico-mafioso dai Carabinieri del Ros e dai finanzieri del Gico di Reggio Calabria, che hanno eseguito un'ordinanza di misura cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Gli arresti scaturiscono da approfondimenti investigativi nell'ambito dell'indagine Reale 6, che nell'aprile 2015 aveva portato all'arresto per lo stesso reato dell'ex politico Santi Zappalà (foto), presunti esponenti della cosca Pelle Gambazza di San Luca, e Giuseppe Antonio Mesiani Mazzacuva, che secondo l'accusa avrebbe fatto da collegamento tra Giuseppe Pelle e Zappalà.
In occasione delle elezioni del 2010 per il rinnovo del Consiglio regionale della Calabria, Zappalà, all'epoca sindaco di Bagnara Calabra e consigliere provinciale, candidato alla regione nella lista del Pdl, avrebbe stretto un patto corruttivo con la cosca Pelle, in cambio di un pacchetto di voti, promettendo una corsia preferenziale a favore delle imprese di riferimento della cosca nei lavori pubblici, ed erogando la somma di 400 mila euro a esponenti della cosche Pelle Gambazza, Pesce di Rosarno e Strangio di San Luca.
Zappalà ottenne dalle urne oltre 11 mila preferenze, fu eletto consigliere regionale e ottenne successivamente la presidenza della IV commissione affari dell'Unione europea e relazioni con l'estero. Dalle intercettazioni analizzate che sono alla base dell'odierna indagine, è emerso che l'attività di compravendita di voti da parte di Zappalà sarebbe stata in realtà più ampia di quanto emergeva dalle sole intercettazioni captate nell'abitazione di Giuseppe Pelle. Secondo l'accusa, infatti, oltre ai centomila euro per i Pelle Gambazza, Zappalà avrebbe speso ulteriori 300 mila euro, per un totale di 400 mila euro.
Somme che secondo le indagini, in cambio di un pacchetto di voti, sarebbero state erogate ai tre arrestati di oggi: Domenico Arena e Vincenzo Pesce, entrambi presunti esponenti della cosca Pesce, si sarebbero garantiti 200 mila euro, e Francesco Strangio, secondo l'accusa al vertice della cosca Strangio, avrebbe avuto 100 mila euro. (Agi)