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Non regge l’accusa dell’operazione antimafia denominata “Minosse 2”. La Corte d’Appello di Catanzaro, in riforma della sentenza emessa dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia in data 11 luglio 2013, ha nel pomeriggio assolto “per non aver commesso il fatto” Giuseppe Mancuso, 39 anni, di Limbadi, dall’accusa di estorsione aggravata dalle modalità mafiose. In primo grado era stato condannato dal Tribunale di Vibo , alla pena di 7 anni e 4 mesi di reclusione e 1.200 euro di multa. Giuseppe Mancuso era difeso dagli avvocati Leopoldo Marchese e Gregorio Viscomi. Per Pantaleone Mancuso (cl. ’47), alias “Vetrinetta” (in foto), deceduto in carcere nel 2015 e padre di Giuseppe, la Corte ha dichiarato il “non doversi procedere” per morte del reo. Pantaleone Mancuso era assistito dall’avvocato Leopoldo Marchese.
Assolto “perché il fatto non sussiste” Gaetano Comito, 51 anni, di Vibo Valentia, che in primo grado era stato condannato a 6 anni di reclusione più 900 euro di multa. Nei suoi confronti il sostituto procuratore generale Rinardo aveva chiesto la condanna a 3 anni e 6 mesi con derubricazione del reato in tentata estorsione, aggravata dalle modalità mafiose. Gaetano Comito (legato da rapporti di comparaggio con il boss Francesco Mancuso, detto "Tabacco") era difeso dall’avvocato Antonio Porcelli.
Infine “non doversi procedere perché i reati sono estinti per intervenuta prescrizione” nei confronti di Maurizio Giliotta, 57 anni, di Catania, all’epoca dei fatti in servizio al comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia. In primo grado era stato condannato a 5 anni per il reato di corruzione aggravata dall’aver agevolato il clan Mancuso.
Per approfondire vai su Il Vibonese: ‘Ndrangheta: processo “Minosse 2”, due assoluzioni e una prescrizione