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Il Gup del Tribunale di Catanzaro nel pomeriggio di oggi, dopo le lunghe arringhe difensive degli avvocati, ha condannato alla pena di anni 2 e 8 mesi di reclusione Francesco Procopio e Teodoro Notaro.
Francesco Procopio, figlio di Fiorito di 64 anni e cognato di Michele Lentini, di 46 anni entrambi detenuti, ritenuti dagli inquirenti gli esponenti dell’omonima clan Procopio-Lentini-Tripodi con influenza nei comuni a sud di Soverato, era stato arrestato insieme a Teodoro Notaro poiché entrambi ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di tentata estorsione aggravata dalla metodologia mafiosa nei confronti del titolare di un’impresa edile del Soveratese impegnato nella realizzazione di lavori privati ed appalti pubblici.
L'inchiesta
L’inchiesta era stata condotta dalla Dda di Catanzaro (procuratore Nicola Gratteri e dai pm Vincenzo Luberto e Vincenzo Capomolla) su indagini della squadra mobile di Catanzaro. La pubblica accusa aveva chiesto per gli imputati sette anni di reclusione ciascuno. Il Gup distrettuale Assunta Maiore, pur confermando l’impianto accusatorio ha ridotto di gran lunga la pena richiesta dalla Procura condannando Francesco Procopio e Teodoro Notaro a due anni ed otto mesi.
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La difesa di Francesco Procopio, rappresentata dagli avvocati Maria Tassone e Sergio Rotundo, ha rilevato come le stesse intercettazioni captate, e poste alla base dell’impianto accusatorio, non avevano i crismi per affermare la piena responsabilità del proprio assistito nella tentata estorsione. Gli avvocati Cosimo Albanese e Nicola Cantafora difensori di Teodoro Notaro, hanno invece contestato l’aggravante del metodo mafioso. I legali degli imputati appena verranno depositate le motivazioni della sentenza hanno preannunciato ricorso in appello.
l.c.