Cinque condanne all’ergastolo ed una a 30 anni di reclusione. Sono queste le richieste del pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, nei confronti degli imputati per il tentato omicidio e poi per l’omicidio di Giuseppe Matina, detto “Gringia”, di Stefanaconi. Il processo si sta svolgendo con rito abbreviato che consente lo sconto di pena pari ad un terzo in caso di condanna. “Sconto” che in questo caso è valso solo la mancata richiesta dell’isolamento diurno per gli imputati nei cui confronti è stata richiesta la condanna al carcere a vita. L’ergastolo è stato chiesto per: Giuseppina Iacopetta (cl. ’54), vedova del boss di Stefanaconi, Fortunato Patania; Giuseppe Patania (cl. ’80); Nazzareno Patania (cl. ’73); Saverio Patania (cl. ’76); Salvatore Patania (cl. ”78), tutti figli di Fortunato Patania e Giuseppina Iacopetta. Per Nicola Figliuzzi (cl. ’90) di Sant’Angelo di Gerocarne, la richiesta di pena formulata dal pm ammonta invece a 30 anni.

 

Le accuse di tentato omicidio. I Patania e Giuseppina Iacopetta sono tutti accusati del tentato omicidio di Giuseppe Matina, commesso a Stefanaconi il 27 dicembre 2011, mentre Figliuzzi avrebbe partecipato alle riunioni, unitamente ai mandanti, in cui è stato pianificato l’agguato poi non andato a buon fine per cause indipendenti dalla volontà degli autori. Quali esecutori materiali del tentato omicidio di Giuseppe Matina – all’epoca marito di Loredana Patania, nipote di Fortunato Patania e poi passato con lo schieramento dei cugini e della zia Iacopetta – vengono indicati Cosimo Caglioti di Sant’Angelo di Gerocarne, parente dei Patania, e Francesco Lopreiato, per i quali si è proceduto con un separato giudizio unitamente a Alex Loielo, pure lui di Sant’Angelo di Gerocarne, e Alessandro Bartalotta che avrebbe avvertito – secondo l’accusa – i componenti del gruppo di fuoco dell’arrivo della vittima che si trovava a bordo della propria Fiat 500 lungo la strada provinciale “Stefanaconi-Varì”.

 

L’omicidio di “Gringia”. Giuseppe Matina, detto “Gringia”, è stato poi ucciso il 20 febbraio 2012 e quali mandanti del delitto sono accusati i Patania e Giuseppina Iacopetta, mentre Figliuzzi avrebbe avuto il compito di fornire ai killer il furgone usato per l’azione di fuoco. L’omicidio sarebbe stato portato a termine da Arben Ibrahimi (killer macedone poi passato fra le fila dei collaboratori di giustizia), e Cristian Loielo, di Sant’Angelo di Gerocarne. Francesco Lopreiato e Andrea Patania avrebbero invece avuto il compito di recuperare i killer dopo l’azione di fuoco per portarli in un luogo sicuro. Le armi per l’agguato sarebbero state invece fornite da Damiano Caglioti, di Sant’Angelo di Gerocarne. Per Ibrahimi, Cristian Loielo, Francesco Lopreiato, Andrea Patania e Damiano Caglioti, la Dda di Catanzaro ha ritenuto di procedere separatamente con un giudizio immediato. Anche in questo caso agli imputati vengono contestate le accuse di concorso in furto dei mezzi usati per l’omicidio e la detenzione delle armi usate per uccidere Giuseppe Matina.

 

Nel collegio di difesa degli imputati ci sono gli avvocati: Antonio Barilaro, Giuseppe Di Renzo, Nicola Cantafora, Gregorio Viscomi, Sergio Rotundo, Costantino Casuscelli, Vincenzo Strazzullo, Giancarlo Pittelli.