È stato il sostituto procuratore generale di Reggio Calabria, Antonio Giuttari, durante requisitoria nell’appello del processo “Raccordo-Sistema“, a chiedere la conferma della sentenza assolutoria di primo grado per don Nuccio Cannizzaro, ex parroco del quartiere reggino di Condera e in passato cerimoniere del vescovo, coinvolto in una presunta vicenda di ‘ndrangheta. Il collegio del Tribunale presieduto da Andrea Esposito, in primo grado aveva assolto il prelato, difeso dall’avvocato Giacomo Iaria, dall’aggravante mafiosa e rilevato al contempo la prescrizione per falsa testimonianza.

I fatti che riguardano il sacerdote risalivano al 2004, anno in cui l’imprenditore Tiberio Bentivoglio si rivolse a lui affinché svolgesse il ruolo di assistente spirituale di un’associazione socio-culturale. Una richiesta cui il prete avrebbe opposto un rifiuto, accompagnato dall’invito a non dar seguito alla realizzazione della onlus.

Sulla base di quanto ipotizzato dalla Procura della Repubblica, il parroco, in un colloquio con il presunto boss di Condera, Santo Crucitti, ed avente ad oggetto quanto sostenuto al suo avvocato, gli avrebbe riferito: “Vai a leggerti le carte e vedrai come ho testimoniato a favore tuo”. Parole captate nel corso di una conversazione intercettata all’interno dell’automobile del presule a proposito delle quali lo stesso don Nuccio Cannizzaro aveva fornito la sua versione quando fu sottoposto ad interrogatorio. L’imprenditore Bentivoglio è impegnato in una lotta contro il racket, ha denunciato i suoi estortori e, oltre ad essere stato vittima di un tentato omicidio, è stato destinatario di numerose minacce e danneggiamenti.