Fra gli imputati, non solo esponenti delle cosche locali ma anche dipendenti e funzionari provinciali, ex consiglieri comunali, imprenditori e il presidente della Provincia. Sul presidente del collegio Tiziana Macrì pendono due richieste di ricusazione
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Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Tiziana Macrì, ha aperto oggi il dibattimento del processo nato dall’operazione “Petrol Mafie”, nota anche come “Rinascita Scott 2” o “Dedalo”. Prima udienza, dunque, per l’importante inchiesta antimafia della Dda di Catanzaro, rappresentata in aula dal pm Antonio De Bernardo. È toccato a lui confrontarsi con tutte le questioni preliminari sollevate dalle difese degli imputati, poi rigettate dal Tribunale dopo quasi due ore di camera di consiglio. Eccezioni che andavano dalla competenza territoriale in favore dei Tribunali di Locri, Roma, Napoli e Catanzaro, sino alla paventata nullità del decreto dispositivo del giudizio nei confronti di diversi imputati ed alla mancata notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di alcuni difensori. Eccezioni tutte superate dal Collegio che ha letto in aula nel primo pomeriggio apposita ordinanza.
Il Tribunale collegiale ha così dichiarato aperto il dibattimento, ammettendo i testi di lista del pubblico ministero (79) e le richieste di prove alle quali si sono unite le parti civili attraverso i rispettivi legali. Dal canto loro, i difensori degli imputati hanno chiesti in alcuni casi l’esame dei loro assistiti e dei testi del pubblico ministero, presentando a loro volta una propria lista testi e produzione documentale. Fra gli imputati, anche l’attuale presidente della Provincia di Vibo Valentia, Salvatore Solano (difeso dall’avvocato Tiziana Barillaro), che attraverso l’avvocato Giosuè Monardo (per conto della collega) ha chiesto in aula l’esame dell’imputato e dei testi di lista, riservandosi sulla produzione documentale. Il presidente della Provincia risponde di tre capi d’imputazione (corruzione, estorsione elettorale e turbata libertà degli incanti, in quest’ultimo caso con l’aggravante mafiosa).
Il Tribunale ha quindi ammesso tutti i testi di lista chiesti dalle parti.
Le ricusazioni del giudice Tiziana Macrì
Sulla presidente del Collegio, Tiziana Macrì, pendono tuttavia due richieste di ricusazione: una presentata dalla pubblica accusa – la Dda di Catanzaro -, l’altra dalla difesa dell’imputato Antonio Prenesti. Nel primo caso, la richiesta di ricusazione pende già dinanzi alla Corte d’Appello di Catanzaro. La Dda di Catanzaro sostiene infatti che – analogamente a quanto già successo con il processo Rinascita Scott – la presidente Tiziana Macrì debba astenersi dal dibattimento di Petrol Mafie in quanto nelle precedenti vesti di gip distrettuale avrebbe disposto l’autorizzazione ad alcune intercettazioni nei confronti di alcuni imputati di Rinascita, inchiesta dalla quale è poi nata l’operazione “Petrol Mafie” che è nota infatti anche con il nome di “Rinascita Scott 2”. La presidente Tiziana Macrì si era in verità astenuta dal processo Petrol Mafie, ma tale astensione è stata respinta dal presidente del Tribunale di Vibo Valentia ritenendo che la collega non abbia formulato alcuna anticipazione di giudizio nei confronti alcun imputato e sia quindi nelle condizioni di terzietà e imparzialità. La richiesta di astensione respinta ha quindi portato la Dda a ricusare il giudice Tiziana Macrì e sulla ricusazione dovrà ora pronunciarsi la Corte d’Appello di Catanzaro per stabilire se la presidente del Collegio giudicante potrà continuare o meno a presiedere e portare avanti il processo.
Dal canto suo, l’imputato Antonio Prenesti ha conferito procura al suo legale – l’avvocato Francesco Sabatino – per ricusare il giudice Tiziana Macrì la quale, in precedenza, ha già condannato Antonio Prenesti per associazione mafiosa nel processo “Dinasty” e, da ultimo, nelle vesti di gup l’ha rinviato a giudizio per l’omicidio del 2003 a Spilinga di Raffaele Fiamingo ed il tentato omicidio di Francesco Mancuso, alias “Tabacco”.
Prossima udienza il 21 dicembre per il solo conferimento dell’incarico ai periti che dovranno procedere alla trascrizione delle intercettazioni.
Petrol Mafie: gli imputati
Gli imputati nei cui confronti si è aperto oggi il dibattimento sono: Enrica Costa, 1993, Catania; Roberto Aguì, 1971, Bovalino; Nicola Amato, 1975, Catania; Benedetto Avvinto, 1974, Cercola (Na); Anna Bertozzi, 1958, Roma; Anna Buonfante, 1991, Napoli; Vincenzo Campajola, 1965, Napoli; Antonio Angelo Isaia Capria, 1964, Nicotera (dipendente della Provincia di Vibo); Alberto Coppola, 1977, Napoli; Carmine Coppola, 1998, Napoli; Roberta Coppola, 1998, Torre del Greco; Felice D’Agostino, 1982, Bari; Angela D’Amico, 1967, Vibo Valentia (frazione Piscopio); Antonio D’Amico, 1964, di Piscopio; Domenica D’Amico, 1960, Vibo Valentia; Giuseppe D’Amico, 1972, Piscopio; Rosa D’Amico, 1966, Vibo Valentia; Francesco D’Angelo, 1946, alias Ciccio Ammaculata, Piscopio; Gaetano Del Vecchio, 1962, Tropea (dirigente della Provincia di Vibo); Virginia Di Cesare, 1993, Roma; Biagio Esposito, 1984, Napoli; Giuseppe Fasulo, 1962, Taranto; Sebastiano Foti, 1976, Catania; Antonio Francolino, 1965, Vibo (dirigente della Provincia di Vibo); Salvino Frazzetto, 1959, Catania; Gregorio Giofrè, 1963, San Gregorio D’Ippona; Salvatore Giorgio, 1974, Catanzaro; Gennaro Gravino, 1976, Napoli; Giasone Italiano, 1969, Delianuova; Gabriele La Barbera, 1987, Palermo; Salvatore La Rizza, 1980, Vibo Marina; Cesare Nicola Limardo, 1993, residente a Limbadi (in qualità di titolare della D.I. Lcn Petroli ubicata a Filandari); Paolo Lipari, 1977, di Stefanaconi; Luigi Mancuso, 1954, di Limbadi; Francesco Mancuso, 64 anni, di Limbadi, detto “Tabacco”;
Silvana Mancuso, 1969, di Limbadi; Nazzareno Matina, 1971, di Stefanaconi; Giulio Mitidieri, 1952, Marsicovetere (Pz); Francesco Monteleone, 1985, di Vibo Valentia ma residente a Milano; Luciano Morabito, 1958, Africo; Irina Paduret, 1986, Moldavia; Zhelev Petyo Petkov, 1978, Bulgaria; Fabio Pirro, 1978, Napoli; Francesco Saverio Porretta, 1974, Milano; Antonio Prenesti, 1966, di Nicotera; Rosamaria Pugliese, 1975, di Maierato; Rocco Raccosta, 1955, Oppido Mamertina; Giuseppe Ruccella, 1981, di Filogaso; Fortunato Salamò, 1966, Vibo Valentia; Rosario Cristian Santoro, 1995, Palermo; Emanuela Scevola, 1981, Napoli; Damiano Sciuto, 1989, Catania; Salvatore Solano, 1979, sindaco di Stefanaconi e presidente della Provincia di Vibo Valentia; Francescantonio Tedesco, 1968, di Vibo Valentia (in carcere per l’inchiesta Imponimento, ex consigliere comunale di Vibo); Giuseppe Terranova, 1963, Messina; Domenico Roberto Tirendi, 1986, Napoli; Ernesto Tortora, 1975, Napoli; Roberto Trovato, 1987, Catania; Gennaro Visese, 1977, Napoli.
Associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche, intestazione fittizia di beni, evasione delle imposte e delle accise anche mediante emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, corruzione, scambio elettorale politico mafioso, turbativa d’asta i reati, a vario titolo, contestati.
Parti civili la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell’Interno, l’Agenzia delle dogane, l’Agenzia delle Entrate, la Regione Calabria (avvocato Fabio Pastorino), l’Associazione antiracket e antiusura (avvocato Giovanna Fronte), la Provincia di Vibo Valentia (avvocato Maria Rosa Pisani), i Comuni di Vibo Valentia (avvocato Maria Antonietta La Monica), Sant’Onofrio (avvocato Maria Antonietta La Monica) e Limbadi (avvocato Giulio Ceravolo), la Cooper Poro, Filippo Colacchio (avvocato Nicola Lo Torto).