L'uomo, di nazionalità turca, era riuscito a dileguarsi nell’immediatezza della tragedia. Sta per essere trasferito in Calabria per essere interrogato in favore della Procura
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Si è subito compreso che il dramma catapultatosi sulla spiaggia di Steccato di Cutro, avesse messo in moto le migliori risorse di intelligence, anche internazionali. È di poche ore fa la notizia dell’arresto del quarto scafista, di nazionalità turca, Gun Ufuk, di 28 anni, che era riuscito a dileguarsi nell’immediatezza della tragedia. Rintracciato in Austria, sta per essere trasferito in Calabria per essere interrogato in favore della Procura che stava anche attendendo la nomina di un legale d’ufficio.
Le indagini | Naufragio migranti a Crotone, fermati altri due presunti scafisti
Un risultato importante non solo per eventuali dichiarazioni che potrà o vorrà rendere, ma anche per far incanalare gli atti del processo penale all’interno di un quadro completo da istruire, anche se la procedura di estradizione potrebbe far slittare di qualche giorno le ulteriori notifiche al nuovo imputato. Da rammentare infatti che dopo i capi di imputazione e destinatari, interverrà il Giudice delle Indagini Preliminari per assentire o meno, le richieste del PM ed avere tutti o quasi gli attori principali del caso da affrontare.
Sul conto di Gun Ufuk pendeva l'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Crotone, Michele Ciociola, dopo la convalida dei fermi dei presunti scafisti. Gli altri tre arrestati sono un turco e due pakistani, uno dei quali minorenne. Ufuk sarebbe stata la persona cui era affidato il compito di condurre il caicco che a poche decine di metri dalla riva, davanti la costa di 'Steccato' di Cutro, ha urtato contro una secca scaraventando in mare il suo carico umano. Il cittadino turco, inoltre, avrebbe svolto anche le funzioni di meccanico, intervenendo più volte quando il motore dell'imbarcazione ha manifestato qualche problema.
Le testimonianze dei migranti
Ufuk, secondo la testimonianza di alcuni dei superstiti sentiti nei giorni successivi al naufragio, era «lo scafista turco che conduceva l'imbarcazione e cooperava con lo scafista siriano nella risoluzione dei problemi motoristici dell'imbarcazione giunta in Italia». Un migrante afferma anche che «i componenti turchi dell'equipaggio hanno subito preso degli oggetti neri simili a dei tubi che hanno gettato in acqua e si sono tuffati aggrappandosi ad essi per poi scappare», mentre un altro parla di una fuga in gommone. Un teste lo indica anche come colui che «a volte scendeva personalmente in stiva per controllare le persone poiché il pakistano spesso litigava con noi migranti con atteggiamento provocatorio e non è stato fatto più scendere in stiva. È uno di quelli che è scappato con il gommone insieme al siriano e ad un altro turco, sempre per come ho appreso dagli altri migranti».