«Da servitore trentennale dello Stato e da appartenente alla nobile famiglia della Guardia Costiera, sono profondamente toccato in questi giorni, dalle dichiarazioni rilasciate dall'ex collega Vittorio Alessandro, che per l'ennesima volta con uno spirito censorio sull'evento luttuoso di Cutro è già addivenuto a conclusioni frettolose, senza che l’autorità giudiziaria abbia pronunciato una sentenza di condanna, né in sede preliminare e né in sede dibattimentale».

L’ufficiale vibonese della Guardia costiera Paolo Fedele ci tiene a rispondere alla presa di posizione di Alessandro, che oggi ha definito la strage di Cutro come una conseguenza di norme becere: «È proprio vero – spiega Fedele – qualche saggio diceva che la lingua è l'arma più letale di cui dispone l'uomo, ma inspiegabilmente viene utilizzata in maniera speculativa e con modalità inadeguate alle situazioni. Con ardimento, orgoglio e senso di appartenenza, ho l'onore di affermare che la famiglia della Guardia Costiera ha da sempre dimostrato con il sacrificio, di vivere, e vivere in piedi, anche nei momenti peggiori, con le ragioni della giustizia, della legalità, della equità, della dignità personale, sociale e istituzionale».

«Donne ed Uomini concreti e senza calcolo continua l’ufficiale – che amano il proprio Paese, che credono nel sentimento più profondo che quell'uniforme rappresenta e perché loro scopo più grande che hanno è quello di servire la collettività, bene sommo. La Guardia Costiera rappresenta uno dei veri orgogli italiani, perché tutti i giorni il suo personale lotta con coraggio, ma soprattutto senza paura contro le avversità e le necessità. Ci viene concesso il grande privilegio quello di servire in prima linea lo Stato».

Fedele sottolinea quale sia «l'onore di indossare una divisa che rappresenta la parte più nobile del nostro Stato, e soprattutto saper donare alla comunità, saper servire la comunità, saper rischiare per la comunità, saper dare tutto per la comunità, che deve ritrovare la volontà di difendere la propria dignità e della società in cui vive e che deve ritrovarsi unita. Questo è anche il nostro compito: saper trasmettere questi valori alle persone con le quali ci troviamo a interloquire. Sappiamo che rappresentiamo l’orgoglio più sano, più puro e più sincero del nostro Stato e del nostro Paese. Lo dobbiamo onorare tutti i giorni con decisione ed onestà. Ai colleghi fratelli di sale in questo frangente delicato della loro vita bisogna promuovere un sentimento di affetto e vicinanza, dettato da un comune senso di appartenenza alla Guardia costiera. Giù le mani dalla nobile e gloriosa Guardia Costiera e dal suo valoroso equipaggio».