Sono passati quasi sette mesi ma Layla, una donna afgana di 40 anni, non si dà pace e cerca ancora la figlia di 8 anni dispersa nel naufragio di Cutro. Su quel barcone che si è schiantato contro una secca sfasciandosi e facendo cadere in mare decine di persone in una fredda notte di fine febbraio, Layla era salita insieme ai suoi tre figli. Lei e il figlio maschio, Matin di 13 anni, si sono salvati. Morta la figlia maggiore Maryan, di 19 anni, mentre risulta ancora dispersa la piccola Niyayesh di 8 anni.

Mamma Layla, che ora si trova in Germania, spera però che sia ancora in vita e per questo ha fatto pubblicare un appello nel supplemento multilingue "Sabir" pubblicato mensilmente da il Crotonese. «Magari sulla spiaggia qualcuno ha preso la bambina e se n'è preso cura», è scritto nell'articolo citando il racconto di uno degli operatori sociali, Salvatore Iozzo, che si è occupato dell'assistenza ai superstiti. Proprio Iozzo ha fatto da tramite con il Crotonese per esaudire il desiderio della donna che ad oltre sei mesi dal naufragio ancora non si arrende all'evidenza: «Il cognato - racconta Iozzo - mi ha contattato dicendomi che non riescono a placare la sua tristezza. Lei è convinta che la figlia possa essere ancora in vita. Per questo ha chiesto di fare un annuncio e di fare dei volantini da distribuire a Crotone per vedere se qualcuno avesse visto la bambina». 

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Erano scappati dall'Afghanistan dove Layla aveva visto uccidere il marito dai talebani. Con i figli la donna era andata in Iran dove, però, gli afgani non sono ben visti. Così ha proseguito per la Turchia. Da qui, il 21 febbraio, è salita sul barcone naufragato a Cutro. Oltre a Layla si è salvato solo il figlio. La donna, che a Crotone è stata poi raggiunta dalla sorella e dal cognato, ha dovuto vedere diverse foto dei cadaveri prima di riconoscere tra essi quello della figlia maggiore. Distrutta dal dolore ha guardato le altre immagini dei morti, ma non ha visto la piccola Niyayesh e si è convinta che la sua bambina fosse viva.