Preghiera e commozione davanti al PalaMilone dove si trovano i corpi delle 62 persone morte nell'ultima tragedia del mare. Il vicepresidente della Cei: «Rischiamo di diventare tutti complici se non si attivavano altre politiche europee e nazionali»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Si sono abbracciati davanti al palazzetto dello sport, dove sono collocate le bare delle 62 persone morte nel naufragio di Steccato di Cutro, il vescovo Francesco Savino, vicepresidente della Cei, e l'imam Bashar che guida la comunità musulmana di Crotone. Lo hanno fatto dopo un momento di preghiera che i musulmani residenti in città hanno rivolto ad Allah per ricordare le vittime della nuova tragedia del mare, mentre tanti crotonesi li ascoltavano in silenzio, deponendo fiori davanti alla cancellata del palazzetto.
«Diciamolo chiaramente, Crotone, la Calabria sta dimostrando di essere una regione solidale accogliente, ospitale - ha detto monsignor Savino -, ma ci sono evidenti pregiudizi che vengono da altre parti e che non ci consentono molto spesso di accompagnare questi nostri fratelli in un processo di integrazione che è possibile. Davanti a queste bare mi permetto di dire che l'umanità è sconfitta. Anche io come credente mi sento uno sconfitto perché mi chiedo: perché tutto questo? Non potevano essere aiutati, accolti per un processo di integrazione nei nostri territori? Questa - ha aggiunto monsignor Savino che era accompagnato dal vescovo di Crotone, Angelo Raffaele Panzetta - è il momento della preghiera e del raccoglimento, della meditazione profonda. È l'ora in cui dobbiamo anche lasciarci interrogare responsabilmente da questa ennesima tragedia rispetto alla quale rischiamo diventare tutti complici nel momento in cui non attiviamo politiche europee e politiche nazionali alte e altre».
LEGGI ANCHE: