I sacerdoti e i diaconi della Diocesi di Mileto, Nicotera e Tropea si schierano con l’alto prelato bersaglio di attacchi durissimi dopo la decisione di revocare il decreto di culto e religione alla Fondazione di Paravati
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Si stringono intorno al loro pastore i sacerdoti e i diaconi della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, in questo momento di grande tensione per le note vicende inerenti allo scontro in atto con la Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime” di Paravati. E lo fanno con una nota diramata al termine della riunione plenaria svoltasi nel Seminario vescovile di Mileto.
«Preso atto del decreto con cui lo scorso 3 luglio il nostro vescovo monsignor Luigi Renzo, dopo le note vicende durate oltre tre anni, si è visto costretto, suo malgrado, a sopprimere la Fondazione di religione e di culto “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, ente ecclesiastico civilmente riconosciuto - si afferma - il clero della diocesi desidera esprimere unanimemente la piena vicinanza e unità d’intenti al suo padre e pastore; parimenti rigetta e depreca ogni forma di irrispettoso comportamento verso la sua persona, considerate le reiterate espressioni offensive indirizzategli tramite social, inaccettabili, non solo nei confronti della dignità personale del vescovo ma dell’intero clero. Si ribadisce fermamente - si aggiunge - che senza unità e comunione col vescovo, chiamato da Dio a guidare con potestà pastorale la comunità cristiana, non esiste Chiesa locale, come non esiste la Chiesa cattolica senza la stessa unità col sommo pontefice. Il bene delle anime, la cura pastorale sul territorio, unitamente alla corresponsabilità ministeriale che ci lega al vescovo, ci spingono, ancor di più, a stringerci intorno a lui, pur avendo sperato e pregato per altri più sereni esiti».
La nota prosegue spiegando, quindi, che «il provvedimento disciplinare adottato e ormai indifferibile, anche se è motivo di sofferenza, può risultare la medicina giusta per evitare che i nostri fedeli si ritrovino disorientati e confusi: questo è quanto più pastoralmente ci preoccupa. L’opera della Serva di Dio Natuzza Evolo - si ribadisce - che in ogni caso deve continuare, non è un affare privato, ma un fatto di Chiesa, per cui non si può prescindere dall’obbedienza e dalla comunione col vescovo e col papa. Ci devono far riflettere le parole che papa Francesco ha recentemente rivolto ai vescovi tedeschi in prossimità del loro sinodo nazionale: “Quando una comunità ecclesiale ha cercato di uscire dai suoi problemi da sola, affidandosi soltanto alle proprie forze, metodi e intelligenza, ha finito per moltiplicare e alimentare i mali che voleva superare”.
Il comunicato con cui i sacerdoti e i diaconi dichiarano esplicitamente e con forza di stare dalla parte del loro vescovo prosegue ricordando che «il cammino sinodale che si sta vivendo in diocesi impone a tutti che "ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati, il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura…” (Is 40,4). Solo così - si afferma in conclusione - si rivelerà la gloria del Signore, condivisa non in un orto chiuso, ma in un lussureggiante giardino della gioia, immagine bella della Chiesa, che Mamma Natuzza ha amato e servito in spirito di obbedienza e totale fiducia nei suoi pastori, compreso in quello l’attuale quando se n’è presentata l’occasione».
Giuseppe Currà
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