Sentenza di secondo grado a Catanzaro per il troncone in abbreviato dell’operazione Stammer 2 sull'alleanza fra i clan Fiarè, Pititto e Mancuso. Il capo dei narcos albanesi ospitato anche a Mileto
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Sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro per il troncone in abbreviato dell’operazione contro il narcotraffico internazionale denominata “Stammer 2 – Melina” condotta dalla Guardia di Finanza con il coordinamento della Dda di Catanzaro.
Questa la sentenza di secondo grado: un anno e 4 mesi per Domenico Mancuso, 44 anni, alias “Mico Ninja”, di Limbadi, figlio del boss Giuseppe Mancuso (avvocato Giuseppe Milicia, 3 anni e 4 mesi in primo grado); 12 anni e 8 mesi anni per Indrit Buja, di 38 anni, albanese (18 anni in primo grado); un anno e 4 mesi per Cristian Burzì, 36 anni, residente in provincia di Bergamo (avvocati Guido Contestabile e Francesco Mazzaferro, condannato a 3 anni e 4 mesi in primo grado); assolto Francesco Colangelo, residente a Verano Brianza (condannato a 4 anni in primo grado); 3 anni, 6 mesi e 20 giorni per Gianluca Pititto, 23 anni, di Mileto (difeso dagli avvocati Giuseppe Monteleone e Gianfranco Giunta, 4 anni in primo grado); 2 anni e 4 mesi per Rosario Riccioli, 46 anni, di Catania (avvocato Roberta Fava, 4 anni in primo grado); 18 anni e 8 mesi Gianfranco Contestabile, di Brindisi (avvocato Giuseppe De Luca, 20 anni in primo grado); 12 anni di reclusione per Shefik Muho, 35 anni, albanese (20 anni in primo grado); assolto per non aver commesso il fatto Gregorio Niglia, 37 anni, detto “Lollo”, di Briatico (avvocati Francesco Muzzopappa e Giuseppe Bagnato, 4 anni in primo grado); 4 anni, 5 mesi e 10 giorni anni per Giovanni Pastorello, 60 anni, di Maierà (Cs), residente a Milano 811 anni in primo grado); 2 anni e 4 mesi per Fortunato Baldo, di 25 anni (avvocati Gregorio Viscomi e Michelangelo Miceli, 4 anni in primo grado); 2 anni, 8 mesi e 10mila euro di multa per il dentista Francesco Fiarè, di 40 anni, di San Gregorio d’Ippona, figlio di Filippo Fiarè (avvocati Sergio Rotundo e Giuseppe Monardo, 3 anni e 4 mesi in primo grado); 6 anni, 6 mesi e 32mila euro di multa Massimo Pannaci, 52 anni, di Vibo Valentia (avvocato Giovanni Vecchio, 10 anni in primo grado); 4 anni Giuseppe Vittorio Petullà, 61 anni, di Mileto (avvocati Antonio Porcelli e Giuseppe Monteleone, stessa pena in primo grado); 3 anni, 6 mesi e 20 giorni Giuseppe Pititto, 27 anni, di Mileto (avvocati Gianfranco Giunta e Giuseppe Monteleone, 4 anni in primo grado); 7 anni e 9 mesi Salvatore Pititto, 52 anni, di Mileto (avvocati Nicola Cantafora e Giuseppe Bagnato, 12 anni in primo grado); 3 anni di reclusione e 13mila euro di multa per Antonio Massimiliano Varone, 44 anni, di Mileto (avvocato Michelangelo Miceli, 4 anni e 4 mesi in primo grado); 2 anni e 4 mesi per Ippolito Fortuna, di 60 anni, di Vibo Marina (avvocato Giovanni Vecchio, 4 anni in primo grado); 7 anni e 6 mesi per Elvis Hajdini, 26 anni, albanese, latitante (11 anni in primo grado).
Secondo l’accusa (Dda e Guardia di Finanza), la consorteria attiva nel circondario vibonese, storicamente inserita nel traffico internazionale di stupefacenti, al fine di sopperire alle richieste sempre maggiori e diversificate del mercato della droga, e considerato il protrarsi dei tempi di attesa per l’approvvigionamento della cocaina dal Sudamerica, avrebbe intessuto trattative con gli albanesi, per il tramite di sodali brindisini, funzionali all’approvvigionamento di enormi partite di marijuana.
Indrit Buja, quale referente del sodalizio albanese, sarebbe giunto in Italia a garanzia dell’operazione ed ospitato dai calabresi sia a Mileto che a Milano, ove si spostava in concomitanza dell’arrivo del carico. Giovanni Pastorello sarebbe stato fra i finanziatori del narcotraffico, mentre Cristian Burzì, Francesco Colangelo e Domenico Mancuso sarebbero stati gli acquirenti.
Mancuso e Burzì sarebbero stati inoltre anche i venditori dello stupefacente approvvigionato pure attraverso canali di rifornimento olandesi nelle conoscenze di Domenico Mancuso. I vibonesi avrebbero inoltre ospitato a Mileto l’emissario albanese giunto a garanzia dell’importazione. In tale occasione, lo stupefacente commissionato sarebbe stato volutamente dirottato dalla Puglia verso il porto di Ancona, concludendo il suo viaggio a Milano dove il sodalizio vantava la presenza di accoliti utilizzati per la vendita nel circondario milanese. L’accusa era stata sostenuta in primo grado dall’allora pm della Dda di Catanzaro Camillo Falvo, ora procuratore di Vibo Valentia.