Al centro, le presunte attività illecite del clan Cacciola-Certo-Pronestì che avrebbe esteso il traffico di sostanze stupefacenti dalla Calabria all'estero
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Il gup del tribunale di Reggio Calabria ha sciolto le riserve sulle eccezioni preliminari presentate dagli avvocati degli imputati coinvolti nella maxi-indagine contro il narcotraffico, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e condotta dalla Guardia di Finanza, tra Calabria, Sicilia e Piemonte.
Il giudice Sergi ha rigettato tutte le questioni (competenza territoriale degli uffici di procura di Catanzaro, Catania e Torino, e inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche), spiegando che le stesse dovranno essere affrontate nel merito, ovvero nel momento in cui gli imputati sceglieranno con quale rito farsi giudicare. E a tal proposito, sono 63 le persone che hanno deciso di seguire la strada del processo in abbreviato, mentre soltanto 4 affronteranno (eventualmente) l’istruttoria dibattimentale.
Dopo la fine del periodo estivo quindi l’inchiesta “Crypto”, che riguarda le presunte attività illecite del clan Cacciola-Certo-Pronestì, che avrebbe esteso il traffico di sostanze stupefacenti anche in provincia di Cosenza, ma pure all’estero, entrerà nel vivo, con le richieste di condanne che verranno formulate dai pubblici ministeri, in servizio presso la procura di Reggio Calabria, alla cui guida c’è il procuratore Giovanni Bombardieri, nominato di recente per la seconda volta capo dell’ufficio dal Consiglio Superiore della Magistratura.