Stava male da tempo ed è deceduto nei giorni scorsi nel carcere di Vibo Rosario Aloisio Giordano. L’uomo, lametino, era diventato noto alle cronache come “il mostro di Gizzeria” dopo che i carabinieri, all’epoca guidati dal capitano Pietro Tribuzio, avevano ritrovato all’interno di una baracca adibita ad abitazione la giovane compagna ridotta in stato di schiavitù.

Il quadro emerso fu disarmante, un vero e proprio racconto dell’orrore al cui interno, purtroppo, erano coinvolti anche i due figli avuti da Giordano con la giovane donna straniera. Giordano avrebbe rinchiuso la donna per anni, l’avrebbe violentata più volte e aggredita saturandone le ferite con filo da lenza. La bimba più piccola, di tre anni, non avrebbe mai visto la luce del sole, tanto da avere difficoltà nel linguaggio e nella deambulazione.

Il 53enne stava scontando una pena a venti anni di galera per maltrattamenti in famiglia, riduzione in schiavitù e violenza sessuale pluriaggravata. A portarselo via un arresto cardiaco legato a problemi di salute.