Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
«Nessuno lo avrebbe mai detto. Partecipava attivamente alla vita scolastica del figlio maggiore, oltre ad accompagnarlo e andarlo a prendere a scuola regolarmente, prendeva parte anche a tutte le riunione e non in disparte ma in maniera attiva, esponendo il suo punto di vista, confrontandosi e dicendo la sua, spesso apprezzando quanto veniva fatto».
Giovanni Raso, sindaco di Gizzeria, è quasi imbarazzato a parlare di quello che è ormai diventato noto nelle cronache come il “mostro di Gizzeria”. Aloisio Francesco Rosario Giordano, il cinquantaduenne in carcere con l’accusa di avere per dieci anni segregato, violentato e seviziato la compagna rumena, da circa un anno e mezzo viveva in una casupola diroccata, senza servizi igienici ed utenze in una campagna del posto. Ecco perché in tanti si sono chiesti come abbia fatto la cittadina a non accorgersi di nulla, se qualcuno non avrebbe potuto dare l’allarme e salvare la donna e i suoi piccoli molto prima che un controllo casuale delle forze dell’ordine non le conducesse nella casa dell’orrore.
«Il fatto che il casolare si trovasse in una zona di campagna di Gizzeria, lontana dal centro abitato - spiega Raso - ha fatto sì che la comunità non si sia accorta di nulla». Se dell’esistenza del bambino tutti sapevano, per la bambina, invece, la situazione è diversa. Non risultava al Comune di Gizzeria della sua esistenza non essendo nata lì né registrata in alcun modo spiega il sindaco che poi aggiunge con rammarico: «Siamo una cittadina turistica, avremmo voluto diventare noti per altro e non per una storia così brutta».
Tiziana Bagnato