L’ultima volta che c’era stato modo di parlare, l’avvocato Ennio Abonante - legale della famiglia di Gianni Mazzei, 55enne fuscaldese morto in seguito ad un malore mentre era per strada con sua moglie - aveva duramente criticato la politica regionale calabrese, incapace di garantire una sanità territoriale efficiente ma sempre pronta a sponsorizzare spettacoli, intrattenimenti e sagre di paese.

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«Noi abbiamo proposto un’azione soprattutto per conoscere la verità, perché è giusto che i familiari sappiano quantomeno le cause della morte di Gianni Mazzei - è il pensiero di Abonante - e perché è necessario evitare che altre persone subiscano la sua stessa sorte. Purtroppo di casi simili, anche recenti, ne sono accaduti sia sulla costa che nella regione, e non è più possibile assistere allo sviluppo di una trama che tende addirittura ad aggravarsi. Per quanto sia verosimile che il budget riservato alla Sanità non abbia le dimensioni richieste dal sistema, è paradossale assistere allo sperpero di risorse impiegate in attività come feste e sagre, dove la Regione Calabria, solo quest’estate, ha speso oltre 4milioni di euro».

Col dito puntato sull’intera gestione del comparto sanitario regionale, che - è notizia di ieri - si è dotato di una nuova auto di rappresentanza da 75mila euro (Audi A6 per il direttore generale dell’Asp cosentina), il patrocinatore della famiglia del malcapitato maestro di musica fuscaldese, padre di due figli in tenera età, deceduto dopo l’arrivo dei primi e dei secondi soccorsi (resi indispensabili per l’assenza del medico sulla prima ambulanza giunta sul posto), ha spiegato che il procedimento che vede iscritte 9 persone nel registro degli indagati «non nasce con l’intenzione di colpevolizzare qualcuno in particolare».

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«Voglio precisare che siamo nella fase dell’avviso di garanzia - ha spiegato l’avvocato - un atto dovuto a tutela degli indagati, che ha consentito di effettuare esami irripetibili. Chiaramente tutti sono innocenti fino a sentenza definitiva ma questo è uno strumento per accertare la verità, e noi siamo fiduciosi negli esiti dell’autopsia».

«Ciò che rincresce - ha rincarato Abonante - è il quadro allarmante che è emerso sul piano dell’organizzazione del sistema di emergenza/urgenza, che ha falle paurose al punto che, a fronte di un’emergenza classificata con codice rosso, invia un’ambulanza non medicalizzata. Questa è un’aberrazione, perché esistono linee guida molto precise e una casistica che assegna, ad ogni patologia, un tempo di intervento, e nel caso di Gianni Mazzei siamo abbondantemente oltre il limite».

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Un’aberrazione su cui, uno dei più recenti interventi “correttivi”, è consistito nell’acquisto di cinquecento ambulanze di seconda mano dismesse in Lombardia, comprate per rimpinguare il numero di veicoli disponibili per le operazioni di primo intervento. Gianni Mazzei, il 13 agosto scorso, ha ricevuto le prime cure “in divisa da soccorritori”, dai volontari di un’associazione, che partiti da Amantea (40 km più a sud di Fuscaldo) a bordo della prima ambulanza reputata disponibile da chi ha gestito la richiesta al 118, sono giunti sul posto dopo 45 minuti e senza un medico a bordo. Con più ambulanze a disposizione, si spera funzionanti anche se di seconda mano, è probabile che lo stesso intervento si sarebbe potuto compiere facendo partire i soccorsi da Paola o Cetraro, entrambe città distanti poche decine di chilometri da Fuscaldo, su cui - peraltro - insistono le strutture ospedaliere più importanti del Tirreno cosentino.

Già provata dalla tragica esperienza di vedere sfumare la vita dagli occhi del marito, Sonia Leta - instancabile nel tentativo di tenerlo in vita, durante gli estenuanti turni di massaggio cardiaco che hanno preceduto l’arrivo dei soccorritori - è stata chiamata a sopportare anche lo strazio dell’autopsia.

«Un trauma - ha detto la donna - perché tutta la drammaticità dei momenti vissuti, che la mia mente aveva cercato di velare, proprio per non soffrire così tanto, in questi giorni è riemersa violentemente. Il dolore è stato tantissimo, però siamo stati noi familiari stessi a chiedere che venissero effettuati questi esami, per venire a capo su quanto è successo a Gianni e scoprire qual è la verità. Proprio per questo ringrazio la Procura, la dottoressa Porcelli (Maria Porcelli, sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Paola, ndr) per il grande ed efficiente lavoro che sta svolgendo. E nella Procura ho piena e completa fiducia. Speriamo di avere presto gli esiti di questo percorso, ancora, per l’ennesima volta, dolorosissimo».