Un lungo elenco di nomi. Molti dei quali, forse, persi tra le pagine di cronaca dei giornali, ai tempi in cui l’informazione non era ancora sbarcata sul web. L’ultimo in ordine di tempo ha perso la vita stamattina. Si chiamava Domenico Careri, aveva 58 anni, era di Lamezia Terme e lavorava in uno dei cantieri dell’autostrada. Uno dei tanti cantieri che punteggiano perennemente l’A2 nel tratto calabrese, da tempo completata a suon di proclami e da sempre mai del tutto finita, sempre da ritoccare, da aggiustare, da migliorare e mai vicina alle autostrade del Nord Italia, per “comodità” di viaggio e sicurezza. Un continuo “lavori in corso” che costringe gli automobilisti a viaggiare incolonnati su corsia unica. E, a volte, qualcuno ci lascia la pelle. Gli incidenti stradali non si contano e poi ci sono quelli come Domenico, che sull’autostrada ci lavoravano e non sono più tornati a casa.

2015: Laino Borgo

Adrian Miholca è morto a 25 anni, nel 2015, in quel cantiere che poco più di un anno dopo avrebbe visto sfilare politici e istituzioni al seguito dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi, per l’inaugurazione del nuovo viadotto Italia. Adrian si è schiantato al suolo dopo un volo di ottanta metri, da quello che per trent’anni fu il ponte dei record, il più alto d’Europa. Una delle campate si è sgretolata improvvisamente sotto ai piedi del ragazzo, fermando la sua vita quel 2 marzo, a Laino Borgo, lontano dagli affetti rimasti in Romania.

2011: Bagnara e Morano

Vincenzo Gargiulo di anni ne aveva 41. Era di Napoli, dipendente di una delle ditte che nel 2011 erano impegnate nell’ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria, nei pressi di Bagnara. Era addetto alla gru e sulla gru si trovava quando il braccio del macchinario ha urtato un cavo dell’alta tensione, fulminandolo.

Accadeva a luglio del 2011. Quello stesso anno, qualche mese più tardi, a novembre, toccò a un operaio di 27 anni finire sulla lista delle morti bianche dell’autostrada. Fabio Bruno, di Morano, morì a pochi chilometri da casa, a causa del ribaltamento di un carrello elevatore.

2010: Palmi

E poi nel 2010, a Palmi. Due morti, a pochi giorni l’uno dall’altro. Prima Rocco Palumbo, 32 anni, di Gioia Tauro, morto cadendo da un ponteggio a sei metri d’altezza. Era il 12 febbraio. Il 28 dello stesso mese fu invece Salvatore Pagliaro, di 51 anni, a precipitare nel vuoto da un pilone, andando a impattare su un blocco di cemento.

2009: Tarsia

Ancora a ritroso, fino a settembre 2009. Valerio Messuti aveva solo 21 anni. Un ragazzino che da Marsicovetere, centro di poco più di cinquemila anime in provincia di Potenza, si trovava a lavorare in un cantiere vicino a Tarsia, nel Cosentino, per la costruzione di una galleria. Era con due colleghi su un cestello elevatore quando un grosso blocco di argilla gli è piombato in testa, uccidendolo sul colpo. Era il 2009, settembre.

Un cantiere infinito

E andando ancora indietro chissà quanti se ne troverebbero. Lavoratori morti lungo le infinite strisce gialle della cara vecchia A3, che cara è per il tributo pagato a una modernizzazione sempre solo sfiorata, ma festeggiata il 22 dicembre 2016, quando per celebrare la “nuova vita” di questa lingua d'asfalto fu anche ribattezzata: niente più Salerno-Reggio Calabria che sapeva tanto di vecchio, meglio A2-Autostrada del Mediterraneo. «Scusate il ritardo», disse Paolo Gentiloni, fresco di nomina a presidente del Consiglio dopo le dimissioni di Renzi a seguito del risultato del referendum costituzionale. Lo disse scherzando, citando Massimo Troisi. Fosse stato un po' di più da queste parti, la voglia di scherzare gli sarebbe passata.