Il caso sulla morte di Sissy Trovato Mazza è ancora aperto. Lo ha deciso il gip di Venezia che ha respinto, per la terza volta, la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura della città lagunare.

Il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta della difesa della famiglia dell’ex agente della polizia penitenziaria di Taurianova, nel Reggino, rimasta ferita in circostanze ancora da chiarire all’ospedale di Venezia nel 2016. La giovane è morta nel 2019 dopo tre anni di agonia.

L’istanza degli avvocati della famiglia Trovato Mazza mira a sopperire la mancata acquisizione dal gestore Wind dei dati relativi alle chiamate senza risposta ricevute da Sissy pochi minuti dopo la morte mentre si trovava ancora nell’ospedale di Venezia. Adesso si dovranno acquisire i dati di localizzazione direttamente da Google, che dovrebbero consentire di individuare con precisione il posizionamento, in quei frangenti, del telefono rinvenuto nel carcere il giorno successivo all’accaduto.

Il gip ha inoltre accolto l’ulteriore richiesta di approfondire la dinamica balistica dell’evento ricorrendo a metodi empirici e non meramente teorici. Attraverso una verifica sperimentale condotta generale Luciano Garofano, consulente della famiglia Trovato Mazza, è stato dimostrato come il modello teorico utilizzato dai tecnici della procura, sconti parecchi deficit e che per stabilire cosa sia realmente successo, sia opportuno ricorrere a prove sperimentali. Dovranno infine essere ascoltate altre persone che potrebbero offrire elementi concreti per ricostruire l’accaduto

L’avvocato Girolamo Albanese ed i familiari di Sissy Trovato Mazza esprimono soddisfazione per il provvedimento rilevando come l’autorità giudiziaria abbia dato ancora una volta concreto ascolto alle ragioni delle persone offese, come sempre finalizzate alla ricerca della verità. «Confidano - scrivono ora che i nuovi approfondimenti investigativi possano fare definitiva chiarezza sul caso».

La giovane agente della polizia penitenziaria originaria di Taurianova è morta il 12 gennaio 2019 dopo più di due anni di agonia a seguito del ferimento all’interno di un ascensore nell’ospedale della Giudecca di Venezia avvenuto nel novembre 2016. I tecnici incaricati dal tribunale, il 15 ottobre scorso, avevano consegnato tutte le perizie e il pubblico ministero, davanti ai nuovi dati, aveva deciso di chiudere le indagini. Le indagini sulla traiettoria del colpo, sull’arma e sui cellulari della ragazza non avevano evidenziato nulla di anomalo, così come i filmati delle telecamere del sistema di videosorveglianza dell’ospedale veneziano.