Il governo vuole fare luce sulla morte di Sissy Trovato Mazza, l’agente della polizia penitenziaria originaria di Taurianova deceduta, dopo oltre due anni di agonia, il 12 gennaio scorso. Una vicenda, ancora oggi, avvolta da tantissimi punti interrogativi. La famiglia infatti, attende risposte dal primo novembre del 2016 ossia da quando Sissy è stata rinvenuta priva di sensi, riversa in una pozza di sangue dentro l’ascensore dell’ospedale di Venezia, dove stava effettuando una sorveglianza ad una detenuta che aveva partorito da poco. Il colpo sparato non le ha lasciato scampo e per oltre due anni Sissy è stata in coma, fino a quando non ha trovato la morta nella sua casa nel piccolo centro della Piana di Gioia Tauro. La Procura veneta in un primo momento archiviò l’inchiesta paventando l’ipotesi del suicidio, un'ipotesi a cui i familiari si sono sempre opposti ed è per questo che gli inquirenti, subito dopo la morte della ragazza, hanno riaperto le indagini disponendo non solo l’autopsia sul suo corpo, ma anche alcuni accertamenti sia sulla sua arma di ordinanza che sul suo computer portatile.

 

Il cinque febbraio scorso poi, era stato il deputato di Forza Italia, Francesco Cannizzaro ad effettuare un’interpellanza parlamentare parlando di «atto dovuto alla memoria di una integerrima servitrice dello Stato che, nel compimento del proprio dovere, è caduta per mano vile e criminale. Un atto dovuto- ha aggiunto Cannizzaro- verso una famiglia che con onore e dignità encomiabili non hanno mai smesso di urlare alle istituzioni che il loro dolore immenso non è frutto di un gesto disperato ma la conseguenza di un vero e proprio delitto, con tanto di mandanti ed esecutori». Nel contempo il deputato azzurro aveva chiesto al ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, anche «una doverosa ed attenta verifica su eventuali elementi di incompatibilità ambientale che sembrano emergere nei confronti di addetti ai lavori della Procura di Venezia, competente per le indagini del caso, e che, se confermati, dovranno determinare uno spostamento del processo ad altro distretto. È dovere delle istituzioni- ha chiosato Cannizzaro. rispondere al dolore dei familiari con la ricerca della verità, una risposta che non può alleviare un dolore così grande ma che può restituire la dignità che merita ad una servitrice dello Stato caduta in servizio per mano vigliacca, forse “amica"».

 

È stato il sottosegretario di Stato alla Giustizia Vittorio Ferraresi a rispondere all’interpellanza. «L’esponente di governo –ha reso noto Cannizzaro- con garbo e decisione, ha risposto che il ministero si è subito attivato proprio nella direzione richiesta dall’interpellanza, demandando agli inquirenti la richiesta di ulteriori e certosini accertamenti e chiedendo l’acquisizione di ulteriori dati riguardanti il traffico telefonico delle vittima, ad oggi ancora inspiegabilmente non presentati».

 

Il Sottosegretario in aula ha riferito che al momento, sull’aspetto riguardante la correttezza dell’operato profuso dalla Procura veneta, non stati operati alcuni provvedimenti senza però, escluderli. «Il Ministero- ha concluso Cannizzaro- l’undici e il quattordici febbraio scorso ha disposto una visita ispettiva-amministrativa al carcere di Venezia, per effettuare tutti gli accertamenti diretti alla ricostruzione delle persone coinvolte e delle circostanze riconducibili all’attività dell’agente scomparsa ed all’episodio tragico in particolare. Una risposta che ritengo utile nella difficile strada per trovare la verità». Il sottosegretario Ferraresi inoltre, dai banchi del Governo, ha lanciato un appello affermando che «chi dovesse sentire il dovere di parlare su questa triste storia lo faccia, senza timore verso alcuno». Cannizzaro quindi si ritiene, al momento, soddisfatto della risposta dell’esecutivo sottolineando che il suo impegno proseguirà «con richieste periodiche attraverso l’aula parlamentare, al fine di monitorare costantemente i risvolti, mi auguro positivi, delle relative indagini».

 

LEGGI ANCHE: