Ci vorranno due mesi per comprendere dalla perizia se esse appartengono all'agente della polizia penitenziaria, morta il 12 gennaio scorso dopo oltre due anni di coma, oppure a un secondo soggetto coinvolto nello strano caso
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La svolta sul caso della morte di Sissy Trovato Mazza, l’agente della polizia penitenziaria originaria di Taurianova morta dopo due anni di agonia il 12 gennaio scorso, potrebbe arrivare presto. Giungono importanti novità infatti, dalla perizia eseguita tra venerdì e ieri sulla sua pistola di ordinanza. Da quanto trapela, ci sono delle tracce biologiche sull’arma.
Gli accertamenti sono stati disposi dalla Procura di Venezia, che ha nominato un pool di consulenti, e dal perito della famiglia Trovato Mazza ossia la dottoressa Anna Barbaro. Lo scopo era quello di analizzare l’arma in uso alla giovane che è stata trovata priva di sensi, riversa in una pozza di sangue dentro l’ascensore dell’ospedale veneto dove stava effettuando una sorveglianza ad una detenuta che aveva partorito da poco. Il colpo sparato alla testa non le ha lasciato scampo e per oltre due anni Sissy è stata in coma, fino a quando non ha trovato la morte nella sua casa nel piccolo centro della Piana di Gioia Tauro.
Secondo quanto appreso, i periti hanno effettuato dei prelievi sull’arma rinvenuta nella mano dell’agente e gli stessi avrebbero rilevato la presenza di alcune tracce biologiche. Al momento non si sa se queste tracce appartengano alla donna oppure a qualcun altro ed è per questo che occorre effettuare altre analisi. Ma non è detto comunque che gli accertamenti diano una risposta certa e sicura visto che gli eventuali materiali rinvenuti risalgono ad oltre due anni fa, ossia quando è accaduto il fatto.
Gli accertamenti disposti dagli inquirenti veneti arrivano con grande ritardo. In un primo momento la Procura di Venezia aveva ipotizzato che Sissy si fosse suicidata arrivando chiedere l’archiviazione del caso. Un’ipotesi questa sempre rigettata con forza dalla famiglia che in più sedi ha evidenziato come Sissy non aveva alcuna ragione di togliersi la vita e che soprattutto c’erano troppe circostanze che allontanavano il sospetto del suicidio. Come le denunce effettuate dall’agente in merito a un presunto giro di droga all’interno dell’istituto penitenziario dove effettuava servizio e i conseguenti problemi lavorativi che stava subendo per via di questa situazione. Ma anche che sull’arma di Sissy non furono rinvenute le sue impronte digitali e quella mattina la donna non indossava guanti e quindi se si fosse sparata alla testa, sulla pistola ci sarebbero state necessariamente le sue impronte.
Altra “stranezza”, denunciata sempre dalla famiglia Trovato-Mazza che da oltre due anni chiede giustizia, riguarda il suo personal computer; si tratta di un pc che l’agente, secondo diverse testimonianze, teneva sul posto di lavoro e sul quale annotava tutto quello che riguardava il suo lavoro all’interno del carcere della “Giudecca”. Sissy avrebbe annotato anche le denunce effettuate a carico di alcune sue colleghe per presunti giri di droga e prostituzione. Quel computer, però i familiari lo hanno trovato completamente formattato dopo due giorni dalla sua morte, all’interno dell’appartamento nel capoluogo veneto. Anche sul pc della giovane agente sono stati disposti degli accertamenti tecnici compiuti, sia dal perito della Procura che dal consulente Angelo Lamarca per la famiglia Trovato, hanno lo scopo di comprendere se qualcuno lo ha manomesso, cosa ha cancellato e quando. Per avere i risultati di questi ultimi dati ci vorranno 30 giorni, mentre per quelli relativi al Dna sulla pistola occorreranno due mesi interi.
Una corsa contro al tempo perché a fine febbraio scadranno i 120 giorni concessi dal gip di Venezia alla Procura per approfondire le indagini, dopo l’accoglimento l’opposizione alla richiesta di archiviazione formulata dai legali della famiglia Trovato-Mazza ossia gli avvocati Fabio Anselmo, Girolamo Albanese e Maria Sicari. Ma gli accertamenti che gli inquirenti veneti dovranno compiere non finiscono qua. Mancano ancora quelli relativi alle celle telefoniche agganciate dal cellulare di Sissy. Il suo telefono personale non verrà trovato insieme alla giovane, circostanza stranissima visto che era solita portarlo con sé durante il lavoro, ma verrà rinvenuto in carcere all’interno del suo armadietto il quale è stato trovato aperto. Qualcuno lo ha sottratto e poi ricollocato lì? A questa e a tante altre domande i familiari di Sissy Trovato Mazza attendono da mesi una risposta dalla giustizia.
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