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Si sarebbe potuta salvare se solo le fosse stato immediatamente praticato un punto di sutura. E’ questa la conclusione a cui sono giunti i periti di parte civile per la morte della piccola Sara Michienzi, nove anni appena, morta nell’ospedale di Lamezia Terme dopo un’operazione per rimuovere le tonsille.
La presunta colpa dei sanitari, secondo il giudice che li aveva rinviati a giudizio sarebbe da identificare «nell’imprudenza, imperizia, negligenza e specificatamente nel non avere adeguatamente fronteggiato, nel corso dell’intervento un’emorragia».
Dopo l’operazione la bambina era tornata a casa ma nei giorni a seguire, visti i ripetuti dolori che avvertiva, era stata riportata in ospedale. Dopo alcune ore essere stata rimandata a casa la piccola moriva soffocata dall’emorragia che aveva in corpo.
Secondo i periti di parte civile sarebbe stato compromesso, per 3/4 un vaso che irrora la carotide esterna. Per il decesso della bimba sono a processo due medici con l’accusa di omicidio colposo. Si tratta del primario di otorinolaringoiatria Raffaele Grasso e del medico del reparto Gianluca Bava.
Secondo i periti Tarzia e Asprea che assistettero all’autopsia sarebbe bastato «un piccolo punto di sutura che quasi certamente avrebbe salvato la vita della piccola Sara ».