Parti a rischio a Cetraro, la Regione: «Può succedere di nuovo»

Il direttore del dipartimento di Tutela della salute parla di «pericolo elevato di reiterazioni di eventi avversi» dopo la morte di Santina Adamo. Intanto, gli esiti dell’ispezione del ministero confermano le criticità che erano già state evidenziate all'indomani della tragedia

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di Francesca  Lagatta
5 agosto 2019
17:00
L’ospedale di Cetraro
L’ospedale di Cetraro

Dall'ispezione ministeriale avvenuta lo scorso 24 luglio nell'ospedale di Cetraro, si evince che nel reparto di Ostetricia e Ginecologia persiste una «situazione seria di criticità relativa a diversi aspetti».Lo scrive in una lettera il direttore generale del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria, Antonio Belcastro. Il dirigente, valutato il contenuto della relazione inviata dal Ministero presieduto da Giulia Grillo, ha quindi evidenziato che «la commissione regionale, ritiene che l'eventuale proseguimento delle attività del punto nascita, è gravata da un rischio elevato di reiterazioni di eventi avversi». Il riferimento è alla tragedia relativa alla morte della 36enne Santina Adamo, stroncata da un'emorragia due ore dopo il parto. Proprio questo episodio ha sollecitato le ispezioni regionali e ministeriali, che oggi hanno portato alla sospensione delle attività relative al punto nascita, anche se continuano ad essere garantite le attività di ginecologia.

Al momento nessuna soppressione del reparto 

La decisione è stata assunta in mattinata dalla direzione sanitaria del nosocomio, proprio in virtù di quanto rivelato da Belcastro. Ma non si tratta di una chiusura definitiva del reparto. Al contrario, nelle lettera sono elencate «tutte le criticità individuate e le relative azioni di miglioramento che dovranno essere implementate a livello aziendale e regionale». Parallelamente a ciò, si assiste all'avvio delle operazioni di potenziamento, già in corso da qualche giorno. Nella sala operatore dell'ospedale Iannelli, infatti, nelle ultime ore sono arrivati un defibrillatore, un ecografo e i gas medicali.


Le criticità riscontrate dalla task force del governo

Per capire cos'è successo nella notte maledetta in cui la giovane mamma di Rota Greca ha perso la vita, gli ispettori della sanità sono entrati nelle stanze del nosocomio cetrarese per acquisire tutta la documentazione relativa al decesso della paziente. Inoltre, sono stati ascoltati tutti e diciotto gli operatori sanitari che, dal pronto soccorso alla sala parto, il 17 luglio scorso sono venuti a contatto con la donna, anche se per la vicenda, lo ricordiamo, al momento ne risultano indagati penalmente solo sei.

Mancanza di una definita e formalizzata catena di comando 

«L'Asp di Cosenza -scrive il ministero - non ha ancora un direttore generale» - dopo le dimissioni di Raffaele Mauro, ndr) - «bensì un reggente, Sergio Diego» e il direttore sanitario dello spoke Cetraro-Paola, Vincenzo Cesareo, nel giorno della tragedia era stato nominato da appena 15 giorni. Una figura, quello del direttore sanitario della struttura, mancata per quasi due anni.

Assente il responsabile della Uoc di Ostetricia e Ginecologia

«Il direttore ad inteim della Uoc di Ostetricia e Ginecologia di Cetraro - scrivono ancora gli ispettori - è contestualmente anche direttore della Uoc di Ostetricia e Ginecologia di Castrovillari, per cui la sua presenza a Cetraro, per sua stessa dichiarazione, si limita a visitare il presidio non più di due volte a settimana e al controllo della turnistica, che tra l'altro non firma». Ma vi è di più. «L'assenza di un responsabile della Uoc di Ostetricia e Ginecologia, sembra doversi attribuire alla scadenza, a maggio 2019, di una graduatoria di un concorso espletato e portato a termine nel 2017». Ma secondo quanto dichiarato da fonti interne al nosocomio, l'allora «direttore generale dell'Asp di Cosenza, a seguito di un ricorso, non ha mai proceduto alla nomina e all'affidamento dell'incarico al vincitore, risultato primo in graduatoria». La mancanza di «governo di sistema», così lo definiscono i funzionari del ministero, con il tempo ha prodotto negatività non solo al punto nascita, ma  a«tutti i servizi che gli ruotano intorno».

Carenza di personale e apparecchiature

Secondo i funzionari, all'ospedale di Cetraro c'è «un assenza assoluta di un programma di formazione e aggiornamento dei professionisti». Per quanto riguarda le situazioni di emergenza, quali ad esempio l'emorragia post partum, vige inoltre «la totale assenza di protocolli e procedure condivise tra professionisti». In sala parto non è garantita nemmeno la presenza di due ostetriche per turno.

Una sola sacca di sangue 0 Rh negativo 

La scorta di emazie nella frigomoteca dovrebbe «essere adeguata ai livelli di attività della struttura o dell'ospedale» e invece in quello di Cetraro continua ad esserne presente una «quantità irrisoria». Inoltre, la sostanza ematica continua ad essere consegnata tramite un «camminatore», circostanza che dilata i tempi di consegna. La notte della tragedia, è scritto ancora nella relazione, potrebbe aver gravato anche la «mancanza di una forma di comunicazione organizzata», scrivono inoltre gli ispettori, tra l'ospedale di Cetraro e il centro trasfusionale di Paola.

Nessuna richiesta di deroga

L'ospedale di Cetraro presenta volumi di attività inferiori ai 500 parti all'anno, considerata soglia standard di sicurezza, ma nonostante ciò, sottolineano in ultimo i sovrintendenti, «la Regione Calabria non ha mai presentato istanza di deroga, pur essendo stata più volte sollecitata». Questo potrebbe essere motivo di soppressione del reparto. Infatti, i punti nascita che effettuano un numero di parti al di sotto della soglia minima sono considerati illegittimi, a meno che le istituzioni preposte, in via del tutto eccezionale, chiedano del tempo per mettersi in regola. E La Calabria non lo ha ancora fatto.

 

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