Depositate le risultanze degli accertamenti medico-legali effettuati sul corpo di Mariangela Colonnese, la giovane 34enne di Longobardi, deceduta all'Annunziata di Cosenza nell'agosto del 2020, vittima di una occlusione intestinale non diagnosticata
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A causare il decesso di Mariangela Colonnese, la giovane 34enne di Longobardi morta all'Annunziata nell'agosto scorso, alla ventiquattresima settimana di gravidanza, sarebbe stata una occlusione intestinale non diagnosticata dai sanitari. Sono queste le conclusioni a cui sono giunti i medici legali nominati dal pm di Cosenza, Emanuela Greco, titolare dell'inchiesta avviata dopo la denuncia del compagno Marco Abate e dei familiari della vittima.
Ostruzione fatale
L'esame autoptico condotto sul corpo della ragazza, eseguito dai consulenti esperti Berardo Cavalcanti, Costantino Di Carlo e Vannio Vercillo, ha consentito di accertare la presenza all'altezza dell'intestino tenue, di aderenze definite tenaci, originate da un precedente intervento chirurgico subito dalla giovane per appendicite acuta. Tali aderenze di natura cicatriziale, hanno iniziato ad ostruire l'intestino in virtù del contemporaneo aumento di volume dell'utero determinato dalla crescita del feto.
Il primo accesso in ospedale
Sarebbe quindi da ricondurre a questa occlusione, sempre più severa con il passare dei giorni, il costante malessere accusato dalla povera Mariangela fin dagli ultimi giorni del mese di luglio e culminato nella settimana di Ferragosto del 2020, con l'insorgenza di nausea, vomito e diarrea. Sintomi che avevano convinto il compagno a recarsi già il 12 agosto al pronto soccorso del nosocomio bruzio.
Sintomi sempre più evidenti
Qui, riferiscono i medici legali, i sintomi non erano ancora tali da poter consentire una corretta valutazione del problema. Sia i controlli effettuati sia la terapia prescritta, si legge ancora nella relazione depositata dai consulenti tecnici, è da ritenere adeguata al quadro clinico presentato in quel momento dalla donna. Ma il secondo accesso effettuato il 19 agosto per l'aggravamento di quei medesimi sintomi, avrebbe dovuto spingere ad effettuare esami più approfonditi sulle cause di quel vomito così continuo e debilitante, andato avanti per tutta la notte tra il 19 e il 20 agosto ed anche al mattino del 20 agosto.
Bastava un sondino naso-gastrico
Insomma a quel punto era evidente che non poteva trattarsi di vomito tardivo, legato alla condizione di gravidanza, ma di un problema di natura organica, cioè causato dalla disfunzione di un organo in sofferenza, ovvero l'intestino. Bisognava approfondire se vi fosse una occlusione. «In questi casi - si legge nella perizia - la condotta diligente consiste nel posizionare un sondino naso-gastrico. Questo presidio ha lo scopo di detendere lo stomaco e le anse intestinali, di quantificare il ristagno del liquido e verificare la tipologia di secrezione».
L'arresto cardiaco
Invece si è sottovalutato quel vomito ripetuto e prolungato, definito incoercibile, ovvero irrefrenabile, dall'anestesista intervenuto quando ormai la situazione era precepitata. La perdita di liquidi, ha portato ad un'alterazione elettrolitica tale da mandare la donna in arresto cardiaco, alle ore 15,13 del 20 agosto. Il cuore di Mariangela è rimasto fermo per 14 minuti condannando a morte il feto che portava in grembo. Trasferita in rianimazione, nella serata anche lei ha cessato di vivere lasciando nello sconforto il padre del piccolo ed i suoi affetti più cari.
Verso avviso conclusione indagini
Sono dodici nel complesso le persone iscritte sul registro degli indagati, ma le risultanze dell'autopsia restringono il campo delle responsabilità al personale che ha avuto in cura la vittima tra il 19 ed il 20 agosto. Con ogni probabilità nei prossimi giorni la procura notificherà l'avviso di chiusura delle indagini.