In meno di un mese, un'altra triste morte. Intanto il bando comunale per dare una struttura ai senza fissa dimora è andato deserto: costi troppo elevati non permettono agli enti di parteciparvi
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In meno di un mese sono tre i senza fissa dimora deceduti a Reggio Calabria. E dopo il giovane Valerio, morto tra le rovine della caserma sotto l’Ospedale, era toccato ad Alessandro. Due giorni fa è stata la volta di Daniel. Il suo posto era nell’ex deposito delle Poste. A scanso di equivoci: nessun virus, ognuno di loro è morto per un problema fisico diverso.
Mentre solo qualche settimana fa aveva suscitato tanto clamore la storia dei senzatetto del “Girasole”, multati dalla polizia municipale, loro, i poveri, continuano a morire. E nella morte restano dei numeri, lì, in attesa di sepoltura, corpi che neanche nessuno reclama. Persone di cui nessuno si ricorda. A parte i volontari che con amore ed abnegazione cercano di offrire aiuto in qualche modo: parlando, portando loro una tazza di caffè caldo, facendoli in qualche modo sentire parte di una società che nega la loro presenza. Perché Valerio, Daniel, Alessandro non sono solo dei nomi. Ma persone con emozioni, speranze, tristezze. Gente che ha scelto, per una serie di motivi, un percorso diverso. Un isolamento volontario.
Da poco ha riaperto, con tutte le misure di sicurezza, per tre giorni alla settimana l’Help center. Restano le postazioni delle mense non per la condivisione ma solo per la distribuzione del cibo. Quello che si riesce a fare per i senza fissa dimora non basta. Qualche giorno fa si è spenta anche un piccola speranza per il cambiamento: il bando comunale, finanziato col Pon metro, per una struttura per i senza fissa dimora è andato deserto. Costi troppo elevati perché gli enti possano parteciparvi. E intanto in strada si continua morire.