È attesa per la giornata di domani la sentenza del giudice monocratico che dovrà decidere se esistono responsabilità penali per la morte di Serafino Sciarrone, l’operaio che perse la vita all’interno della Galleria “Pacì” della Salerno-Reggio Calabria, durante i lavori di ammodernamento dell’A3. Nei giorni scorsi, il pubblico ministero ha chiesto la condanna dei cinque imputati, chiamati a rispondere del fatto. Nello specifico il rappresentante della pubblica accusa ha chiesto due anni e un mese di reclusione per il datore di lavoro, Massimo Perri, il direttore tecnico del cantiere, Carlo De Giorgi, il preposto della ditta al controllo del cantiere, Nicola Di Lascio, il responsabile del servizio prevenzione e protezione, Felice Trimboli. Un anno e quattro mesi, invece, sono stati chiesti per l’operaio Filippo Margante.

Di contro, i legali difensivi hanno invece chiesto l’assoluzione dei loro assistiti.

L'incidente in galleria

Come si ricorderà, Serafino Sciarrone trovò la morte il 26 maggio del 2012, mentre la galleria “Pacì” era in fase di costruzione. L’uomo fu travolto durante le operazioni di getto della base di calotta della galleria stessa. Furono numerose le polemiche nate a seguito del decesso del giovane operaio, sposato con due figli. Proprio la moglie di Sciarrone, intraprese una battaglia affinché fosse almeno intitolata quella galleria alla memoria del marito.

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Esistono, dunque, responsabilità per quell’incidente? Si poteva evitare? Sono tutte domande alle quali dovrà dare una prima risposta il giudice monocratico di Reggio Calabria.