L’inchiesta è partita dopo la querela di parte sporta dai familiari di Gianni Mazzei, deceduto per strada a Fuscaldo a seguito di malore. Coinvolti gli operatori che hanno fatto parte della catena di soccorsi
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In attesa degli esami “irripetibili”, che il prossimo 28 settembre dovrebbero essere effettuati dai periti nominati dalla Procura della Repubblica di Paola, i magistrati che stanno indagando sulla morte di Gianni Mazzei, 55enne deceduto per strada a Fuscaldo a seguito di un malore, hanno messo sotto accusa 9 persone, a vario titolo coinvolte nelle (tardive) operazioni di soccorso sul malcapitato.
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Assistiti dall’avvocato Ennio Abonante, i parenti dell’uomo hanno chiesto ai giudici che venisse effettuata l’autopsia sul corpo del loro congiunto, per dissipare ogni dubbio sulle cause di una morte che, a loro parere, poteva forse essere evitata.
Come si ricorderà, Mazzei si trovava a passeggio in compagnia della moglie nel centro storico del comune affacciato sul tirreno cosentino, quando è caduto in terra privo di sensi. Malgrado un primo intervento operato proprio dalla consorte, infaticabile nel praticare il massaggio cardiaco, per l’arrivo dei primi soccorritori, giunti sul posto senza essere affiancati da un medico, è stato necessario attendere circa 45 minuti.
Su questa eventualità, e su ciò che è poi conseguito, ora i magistrati sono stati chiamati a fare chiarezza, disponendo l’iscrizione nel registro degli indagati di tutti coloro che, a vario titolo, hanno fatto parte della catena di soccorsi sui quali pendono le accuse di imperizia, negligenza e imprudenza.