A distanza di quarant'anni, la comunità di Bova ha deciso di onorare la memoria di Sergio Cancellara, un giovane operaio che perse la vita in un tragico incidente sul lavoro il 26 ottobre 1984. La cerimonia, si è svolta ieri presso il Passo della Zita, lungo la strada che da Bova conduce ai Campi, in Aspromonte, ha visto la partecipazione di autorità locali, storici e cittadini. Un evento che ha restituito dignità a una storia che rischiava di perdersi, ora riconosciuta come parte integrante del patrimonio aspromontano.

Il sindaco di Bova, Santo Casile, ha aperto l'evento con un discorso carico di emozione: «Questo appuntamento vuole ricordare una figura che ha perso la vita mentre lavorava per rendere questo territorio più sicuro. Oggi, a quarant'anni dalla sua tragica scomparsa, è nostro dovere mantenere viva la memoria di Sergio, un giovane di soli 24 anni, che ha sacrificato la propria vita nello svolgimento delle sue mansioni». Casile ha evidenziato come la memoria di Sergio Cancellara non solo sia legata alla tragedia, ma costituisca anche un monito sulla necessità della sicurezza sul lavoro, una questione sempre attuale. Durante la cerimonia, in cui erano presenti - oltre al Sindaco - i Carabinieri della Stazione di Bova, il vicesindaco Gianfranco Marino, alcuni camminatori, ed il ricercatore Alfonso Picone Chiodo, è stata svelata una pietra commemorativa collocata nel luogo esatto dell'incidente, come segno tangibile del ricordo perenne di questo giovane operaio.

La storia di Cancellara, come ha ricordato il professore Alfonso Picone Chiodo, esperto ricercatore di storia locale, era stata in parte dimenticata, ridotta a una croce in ferro priva di dettagli. «Mi sono sempre chiesto chi ricordasse quella croce», ha detto Picone Chiodo, «dopo lunghe ricerche, sono riuscito a risalire alla storia di Sergio, a dargli un nome, un cognome e un luogo d'origine. La sua memoria non doveva essere abbandonata». Il contributo del professore, attraverso una ricerca meticolosa, ha permesso non solo di riportare alla luce la storia di Cancellara, ma anche di rendere omaggio a tutti coloro che hanno perso la vita lavorando nelle difficili condizioni di montagna, evidenziando l'importanza delle cosiddette "microstorie", spesso dimenticate ma fondamentali per capire la vera essenza di un territorio come l'Aspromonte.

Un dramma che rischiava di essere dimenticato

Sergio Cancellara, originario di Canelli, in provincia di Asti, si trovava a Bova per conto del Corpo Forestale dello Stato, impegnato nella lotta alla processionaria, un parassita degli alberi, particolarmente dannoso per le pinete della zona. La missione prevedeva l'utilizzo di elicotteri per il trattamento delle aree boschive. Il giorno fatale, l'elicottero si stava spostando verso una base operativa quando accadde l'irreparabile. Il giovane operaio, mentre dava indicazioni via radio al pilota per il carico della rete di protezione, perse la presa e precipitò da un’altezza di oltre cinquanta metri, schiantandosi sulla strada sottostante.

La testimonianza del direttore dei lavori, presente sul luogo dell’incidente, ha descritto con lucidità l'accaduto: «L’elicottero si era abbassato troppo, e quando la rete, caricata per proteggere la zona dall’infestazione, si sganciò, Sergio, che si trovava lì per guidare le operazioni, cercò di saltare sulla rete ma perse la presa, precipitando nel vuoto. Fu un momento drammatico, che non dimenticherò mai». I soccorsi furono immediati, ma purtroppo, all'arrivo dell'elisoccorso all’aeroporto di Reggio Calabria, il giovane venne dichiarato deceduto.

L'incidente scosse profondamente i suoi colleghi e la comunità locale, ma per anni la sua vicenda è rimasta relegata alla memoria di pochi. Solo grazie all'incessante lavoro di ricerca di persone come Alfonso Picone Chiodo, e al sostegno dell'amministrazione comunale, si è riusciti a restituire dignità e visibilità a questa storia, facendone un simbolo della lotta contro l'oblio delle vittime del lavoro.

La lotta per la sicurezza sul lavoro

Le parole di Casile, durante la commemorazione, hanno anche posto l'accento su un tema di scottante attualità: «Questa storia ci ricorda che non possiamo mai dare per scontata la sicurezza sui luoghi di lavoro. Dobbiamo continuare a lottare affinché tragedie come quella di Sergio non si ripetano mai più». In un paese come l'Italia, dove il numero delle vittime sul lavoro continua a essere una triste realtà, il ricordo di figure come Sergio Cancellara diventa ancora più significativo.

La pietra commemorativa scoperta ieri al Passo della Zita, in località Portella, non è solo un tributo a un giovane lavoratore, ma un invito alla riflessione. È un monumento alla memoria collettiva, un appello a non dimenticare le lezioni del passato e a costruire un futuro più sicuro e giusto per tutti i lavoratori.

Il Passo della Zita è così chiamato per una leggenda locale legata a una fanciulla che, secondo la tradizione, si sarebbe gettata nel vuoto per amore. Oggi, quel passo è tristemente legato nella memoria anche alla morte di Sergio, il cui sacrificio rimane impresso nel ricordo di chi ha vissuto quei giorni. La vecchia croce in ferro, che per anni è stata l'unico segno del dramma, ha finalmente un nome e una storia. Grazie alla ricerca, quella croce non è più anonima, e racconta ora di un ragazzo del sud Italia, che ha perso la vita lavorando per proteggere le nostre montagne.

Oggi, Sergio Cancellara non è solo un nome inciso su una pietra, ma il simbolo di una battaglia per il riconoscimento delle vittime del lavoro. Il suo sacrificio, come quello di tanti altri, rappresenta un monito per il futuro: la sicurezza sul lavoro non deve mai essere sottovalutata.