Gerardo Cesta e sua moglie Lucia sono due nonni distrutti. Undici mesi fa hanno perso in un incidente il nipote di 25 anni, Manuel Cesta, che da Novara, dove viveva, aveva viaggiato in sella alla sua moto fino in Calabria proprio per raggiungere i suoi paterni, con i quali è cresciuto. La strada su cui si è verificato l'impatto, la ss 283 all'altezza di Guardia Piemontese, rientra in un tratto di circa 10 km lungo il quale non c'è linea telefonica ed è impossibile, come accade soltanto raramente, persino contattare i numeri per le emergenze. Questa circostanza potrebbe aver ritardato in modo determinante l'arrivo dei soccorsi, attesi per oltre 70 minuti e ora Gerardo e Lucia hanno intrapreso un'importante iniziativa per evitare che in futuro accadano altre simili tragedie.

La raccolta delle firme

«Se ci fosse stata una colonnina per gli sos, forse Manuel si sarebbe salvato». Nonno Gerardo lo ripete come un mantra mentre ripercorre i momenti drammatici di quel 12 agosto. «L'impatto - dice - è avvenuto è avvenuto intorno alle 10:30 e mio nipote è morto circa 3 ore più tardi. L'ambulanza è arrivata sul posto quando Manuel era a terra, vivo e cosciente ma dolorante, da 70 minuti. Eppure Guardia Piemontese si trova esattamente al centro tra Paola e Cetraro, dove sorgono due grandi ospedali». In condizioni normali un'ambulanza avrebbe impiegato al massimo un quarto d'ora per raggiungere il luogo dell'incidente. «Il dolore che stiamo vivendo noi non dovrebbe provarlo mai nessuno - dice Gerardo, operato al cuore a gennaio scorso - e così abbiamo deciso di chiedere l'istallazione lungo quella strada di quei dispositivi che, anche in assenza di linea telefonica, consentano di richiedere i soccorsi». Lo hanno fatto tramite una petizione popolare, lanciata ad ottobre scorso, che, ad oggi, conta 2mila firme.

La promessa del presidente Franco Iacucci

Questa mattina, i signori Cesta hanno informato personalmente il presidente della provincia di Cosenza, Franco Iacucci, della loro iniziativa. il presidente, commosso e dispiaciuto per la tragedia, ha fatto sapere che incontrerà personalmente i nonni di Manuel per ritirare le firme. L'incontro dovrebbe avvenire la prossima settimana, in occasione di un evento pubblico a Diamante: «Sarà un onore per me incontrarvi», ha detto Iacucci. «E' una persona splendida - ha replicato Gerardo Cesta ai nostri microfoni -, mi ha garantito che si farà carico della richiesta». Poi ha aggiunto: «Colgo l'occasione per ringraziare quanti ci hanno aiutato in questa battaglia, ora speriamo di portare a casa il risultato».

«Chiederemo l'autopsia»

Vivere nell'incertezza è forse il tormento più grande per Gerardo e Lucia, che ancora oggi di quell'incidente conoscono poco o nulla. Cosa ha provocato la caduta di Manuel, scontratosi successivamente con un'auto che si apprestava ad effettuare la curva? Quanto tempo è rimasto vivo e soprattutto cos'è, nello specifico, che ne ha provocato la morte? Sono tutte domande a cui ancora oggi non c'è una risposta, nonostante il lavoro certosino degli avvocato dello Studio 3A, che stanno cercando di fare luce sulla vicenda. «Chiederemo quanto prima che venga effettuata un'autopsia sul suo corpo», ha confessato Gerardo, evidenziando che finora l'esame non è mai stato effettuato. «Manuel mi perdonerà per questo ma vogliamo sapere se dal momento che è stato soccorso è stato fatto tutto il possibile per salvarlo e, soprattutto, se si sarebbe potuto salvare con un intervento più celere».

Un'ora e 10 per un'ambulanza

Forse un giorno la magistratura, che ancora indaga sull'accaduto, potrà rispondere a tutti questi quesiti, ma per il momento resta l'amarezza di quel giorno e di quelli a seguite. «Ci hanno avvertito dell'incidente quando Manuel era già stato soccorso - ha detto ancora Gerardo - ma ci avevano assicurato che non c'era nulla di cui preoccuparsi». Invece Manuel stava già per finire il suo viaggio terreno. «Quando l'ambulanza è arrivata, dopo 70 minuti, lo ha trasportato fino ad Acquappesa, dove lo attendeva l'elicottero del 118, e si sono persi altri minuti preziosissimi». Un altro lunghissimo quarto d'ora. «Peccato che a meno di un chilometro dal punto dell'incidente c'è un'area grandissima, dove possono atterrare quattro elicotteri, non uno». Poi, ha continuato: «Una volta arrivato all'ospedale di Cosenza, di Manuel non abbiamo saputo più nulla. Ci hanno informato che era morto quasi tre ore più tardi, ma nessuno ad oggi ci ha spiegato il perché». E la rassegnazione è ancora lontana: «Abbiamo il dovere di tirare fuori la verità e di evitare che il quel tratto di strada accadano altre simili tragedie. Lo devo a mio nipote, che sono certo ci guarda da lassù e ci dà la forza di andare avanti».