«Non voglio vendetta, voglio giustizia. Voglio sapere la verità su quella tragica notte». Marco Provenzano è ancora profondamente addolorato, ma lucido e razionale. La rabbia per quello che è accaduto è ancora viva, «ma quando hai una ragione per andare avanti, anzi due, due splendidi bambini come i nostri, non puoi e non devi mollare», ci dice. Marco è il marito di Santina Adamo, la maestra di danza rimasta uccisa da uno shock emorragico la notte del 17 luglio scorso qualche ora dopo aver dato alla luce il suo secondo figlio all'ospedale di Cetraro. A tre mesi e mezzo dalla tragedia, Marco ci apre le porte della loro casa, un appartamento all'interno di un condominio a Montalto Uffugo, nella frazione Taverna, in cui ogni cosa parla di lei e dell'amore per la sua famiglia.

Una grande storia d'amore

In queste mura, Tina, così la chiamavano i suoi amici, ha trascorso gli ultimi cinque anni della sua vita. Era venuta a viverci dopo 12 anni di fidanzamento con il suo Marco, l'amore della sua vita, che ha sposato nel 2014. La loro è stata una storia come quelle dei film. Lui, originario di Formia, ha lasciato lavoro e città per trasferirsi in Calabria e vivere accanto alla sua bella, che aveva conosciuto da ragazzino durante le vacanze estive. Nonostante i lunghi periodi di lontananza, Tina e Marco rimangono uniti e costruiscono, mattoncino dopo mattoncino, il loro futuro. Due anni dopo il "sì", casa Adamo-Provenzano si colora d'azzurro con la nascita del primo figlio, avvenuto senza troppi intoppi all'ospedale Annunziata di Cosenza. Alla fine del 2018 la coppia si concede il bis. Tina è di nuovo incinta e il lieto evento è atteso per il 26 di luglio. La gioia raddoppia, anzi triplica, perché ad attenderlo c'è anche il fratellino, che bacia e abbraccia di continuo la pancia della sua mamma.

La notte della tragedia

È il luglio più caldo degli ultimi anni e la famiglia sta trascorrendo le vacanze sulla costa tirrenica. La sera del 16 luglio, Tina si accorge che ha qualche disturbo. Forse non è nulla, ma si spaventa e decide di farsi visitare all'ospedale più vicino, che si trova a Cetraro. L'ingresso al pronto soccorso avviene intorno a mezzanotte. I medici la tranquillizzano, è solo il sintomo di un parto imminente. E infatti tre ore più tardi Tina dà alla luce il suo secondo figlio. Il parto non è stato proprio una passeggiata, Tina è stremata, più del dovuto, e ha dolori lancinanti all'utero che con il primo parto, anche questo naturale, non ricorda di aver avuto. Marco è sempre accanto a lei, le parla, il piccolo sta bene, è nell'incubatrice, ma Tina sembra non riprendersi mai del tutto. Marco è diviso tra la gioia di essere diventato di nuovo padre e l'angoscia di vedere sua moglie in quelle condizioni. Ma è solamente la fatica del parto, pensa e spera tra sé e sé. Invece passano lunghi minuti e le lenzuola che avvolgono Tina nel letto dove sta riposando sono intrisi di sangue. I dottori capiscono che qualcosa non va e la portano d'urgenza in sala operatoria su una barella. E' l'ultima volta che Marco vede sua moglie viva. La morte di Tina viene dichiarata alle 6:35, circa due ore dopo l'ingresso in sala operatoria.

L'indagine della procura di Paola 

Ciò che è successo quella notte in quella stanza è al vaglio della procura di Paola, che ha aperto un fascicolo e ha iscritto nell'elenco degli indagati le sei persone che quella notte hanno tenuto in cura Tina: tre ginecologi, due rianimatori e un'ostetrica. Ulteriori ispezioni, di tipo amministrativo, vengono effettuate dai commissari regionali e ministeriali. A seguito delle numerose criticità riscontrate nel reparto di Ostetricia, il punto nascita viene sospeso al fine di evitare altre simili tragedie. Nel frattempo si scopre che quella notte nell'emoteca dell'ospedale di Cetraro era presente una sola sacca di sangue compatibile con il gruppo sanguigno della paziente, a fronte delle quattro obbligatorie per legge, e che l'ulteriore sostanza ematica richiesta al centro trasfusionale più vicino, quello di Paola, è arrivata a Cetraro quando Tina era già morta.

Sopravvivere al dolore

«È una persona fantastica». Marco parla della sua Tina al presente, come se fosse ancora qui, e d'altronde, ci dice, «io so cosa vorrebbe mia moglie da me in questo momento, per questo non devo e non posso arrendermi». Ad aiutare Marco in questi mesi terribili ci sono state tante persone. «Devo ringraziare i miei genitori, la mia famiglia, la famiglia di mia moglie e i miei amici. Ovviamente per andare avanti devi avere rispetto e amore per la persona che non c'è più e soprattutto una motivazione forte». Lui ne ha due e sono i loro splendidi bambini. «Tina è il mio amore, stavamo insieme da 17 anni. Questa è una situazione particolare, dolorosa - dice ancora Marco - però con il passare dei giorni ti rendi conto che bisogna reagire, smettere di limitarsi a non morire e ricominciare a vivere».

Tina rivive nel battito del cuore di suo figlio

Il piccolo di casa dorme beato nella camera da letto dei suoi genitori. Ancora non sa che sua madre non c'è più e che non l'ha mai potuto stringere al petto nemmeno per un istante. L'altro figlio, tre anni e mezzo, invece ha già capito che la sua mamma non tornerà: «Dov'è la mia mamma?». Il papà gli ha detto che la mamma è nel suo cuoricino. «Gli faccio poggiare la mano sul cuore - racconta Marco -, lui sente i battiti. Gli dico che è sua madre che bussa. Se la vuole sentire più forte, non deve fare altro che correre. Lui si consola e sorride».

Il messaggio a Tina: «Ti amo e ti amerò per sempre»

Chissà se è vero che in qualche dimensione a noi umani sconosciuta, le anime dei nostri cari vaghino in attesa di rincontrarci, un giorno, mentre vedono e sentono tutto ciò che facciamo e diciamo. Marco lo spera e le rivolge l'ultimo, dolce messaggio: «Ti amo e ti amerò per sempre. Anzi, ti amiamo».