Era il sei luglio 2018 quando si spargeva la voce in città di un operaio caduto mentre si trovava su un’impalcatura intento ad effettuare dei lavori in un’abitazione privata nel quartiere di Sambiase. Quell’operaio era Franco Muraca, poco più che cinquanta anni. Le sue condizioni apparvero subito gravi, aveva sbattuto il capo. Venne immediatamente trasferito a Catanzaro, ma dopo pochi giorni di agonia si spense.

 

Poco tempo fa è stato condannato a due anni di reclusione il responsabile della ditta per la quale Muraca lavorava. In questi due anni a fare in modo che quest’uomo non venisse considerato l’ennesimo numero da bollettino, l’ennesima morte bianca, è stata la figlia Giada.

Giada, nonostante la giovane età, si è spesa sia per non fare calare il sipario sugli incidenti e le morti sul lavoro che in Italia hanno numeri da capogiro, sia per fare in modo che rimanesse la memoria del padre, di ciò che è stato e che ha lasciato.

La lettera

In occasione dell’anniversario del tragico incidente pubblichiamo la lettera che Giada ha scritto:

«Che arma a doppio taglio è la memoria, ci permette di conservare, revisionare ogni cosa che abbiamo visto, sentito o vissuto. Ci permette di rielaborare dati e di organizzare il nostro tempo. Ci permette di vivere e non ci permette di dimenticare. Che strumento da stratega è la memoria? Capace di far sì che le nostre azioni si compiano o che vengano semplicemente immagazzinate come fossero in un dimenticatoio. Che luogo oscuro può essere la nostra memoria? Ambiente fatto di ricordi che fanno male e di pensieri che tappano ogni fessura che faccia intravedere un po’ di luce.
La memoria come un pavimento scivoloso che tante volte ci ha fatto cadere in ginocchio. La memoria come una lama appuntita che trafigge il tuo presente. La memoria che non si lascia ingannare, persino da una realtà che illude. Sappiamo tante cose per quanto riguarda la “memoria” di un essere umano. Ma forse non conosciamo realmente il valore di questo grande dono perché, ogni giorno, grazie soprattutto alla memoria, abbiamo la possibilità di compiere grandi gesti». 

 

   
«Attraverso la memoria del passato abbiamo in mano ogni strumento per costruire un futuro diverso e senz’altro migliore. Ma non lo facciamo. Siamo tutti dotati per natura di una memoria, ma è la vita che pone nelle nostre mani la forza ed il coraggio. Ed è con un appello che voglio concludere questo mio scritto, in un giorno molto triste per me, mia madre e mia sorella: abbiate sempre il coraggio di ricordare, non sottovalutate mai la forza di un ricordo, imparate ad utilizzare bene la vostra memoria e a valorizzare le vostre azioni quotidiane. Perché è ricordando le tragedie di ieri che possiamo cambiare il domani. Renderlo migliore. Renderlo più sicuro e magari salvare tante giovani vite come quella di mio padre, grande uomo, grande lavoratore che oggi, a due anni da quel maledetto giorno , rappresenta una pagina dolorosa e vera della nostra regione , del nostro Paese e della nostra città, impresso nella memoria di tutti, indelebile nel cuore di chi per sempre, continuerà ad amarlo.