Sono cinque i medici dell'ospedale di Locri iscritti nel registro degli indagati per la morte di Giuseppe Galea, 52 anni di Siderno, docente all’Itis di Oppido Mamertina, morto nel febbraio scorso nel reparto di pneumologia del nosocomio locrese. Si tratta del direttore della Soc di Pneumologia dell’ospedale Domenico Calabrò, e dei dirigenti Giorgio Cotrona, Domenico Niceforo, Antonio Staltari e Giuseppe Varacalli.

Secondo l’ipotesi della Procura di Locri all’uomo sarebbe stata inspiegabilmente diagnosticata una sospetta malattia tubercolare inesistente.

Galea accusò un malore il 26 dicembre scorso per la prima volta, avvertendo dolori al torace e difficoltà respiratorie accompagnate da una forte tosse. Dopo essersi recato all’ospedale di Locri però, visitato, era stato dimesso con una cura, senza particolari problemi.

Un mese dopo, nella notte tra il 23 e il 24 gennaio, i dolori sono riapparsi: accompagnato in gran velocità al Pronto soccorso del nosocomio jonico, Galea stavolta è stato trattenuto in ospedale.

Dopo le prime quattro flebo, la radiografia del mattino successivo avrebbe accertato la presenza di una polmonite vera e propria, per cui i sanitari hanno disposto l’immediato ricovero. Ma in pochi giorni la diagnosi cambia di continuo. Il 26 gennaio il prof appassionato di mountain bike viene sottoposto a una Tac: il giorno dopo viene trasferito in una stanza singola, praticamente in quarantena «poiché affetto da tubercolosi».


A fine gennaio, un altro medico sentenzia che Galea in realtà è affetto da alveolite polmonare. Ogni giorno, gli vengono comunque somministrate 14 flebo di «un mix di farmaci potentissimi», raccontano I familiari. Il 4 febbraio, il malato non riconosce il fratello e “vede” nella stanza persone in realtà non presenti. Ma il medico di turno assicura: nel giro di 10 giorni guarirà e sarà dimesso. In realtà, alle 16 dello stesso giorno Galea viene trasferito in Rianimazione, prima di morire la sera del 4 febbraio.