Il parlamentare è molto conosciuto in Calabria per le sue battaglie sindacali soprattutto a favore dei braccianti stranieri che lavorano nei campi della Piana di Gioia Tauro
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«Vado in Parlamento indossando questi miei stivali che ho sempre portato per lottare nei bassifondi dell’umanità, insieme alle mie compagne e ai miei compagni, contro lo sfruttamento e la precarietà». Fece così il suo ingresso in parlamento Aboubakar Soumahoro, il sindacalista originario della Costa D’Avorio eletto alla Camera con l’Alleanza Sinistra Italiana e Verdi.
Un volto molto conosciuto in Calabria per le sue battaglie sindacali soprattutto a favore dei migranti che lavorano nei campi della Piana di Gioia Tauro. Forte fu la sua denuncia quando un suo collega dell’Usb, Sacko Soumaila, venne ucciso a San Calogero a colpi di fucile mentre cercava in una ex fornace lamiere per le baraccopoli di San Ferdinando.
Sembra una favola la vita di Aboubakar. Arrivato in Italia a soli 19 anni, si è fatto strada attraverso l’impegno sindacale nella lega braccianti. Un simbolo anche per quella sinistra che è in cerca di una identità e di riconnettersi con gli ultimi, cosa che al deputato Soumahoro viene in maniera quasi naturale. Ieri proprio dal suo mondo, però, è arrivato un siluro che getta ombre su questa storia. In particolare Repubblica ha pubblicato la notizia di una serie di denunce presentate da minorenni verso le cooperative gestite dalla moglie e dalla suocera del deputato.
Sarebbero circa una trentina di lavoratori delle coop Karibu e Consorzio Aid, i quali sostengono in alcuni casi di non ricevere lo stipendio da quasi due anni, che sono stati costretti a lavorare in nero, che gli accordi raggiunti davanti all'Ispettorato del Lavoro sono stati disattesi e che alcuni di loro si sono visti anche chiedere fatture false per poter ottenere la paga. Non solo ma ci sono anche denunce di alcuni minori che denunciano di essere stati maltrattati e privati anche dei servizi essenziali, come luce e acqua, nelle strutture di due cooperative pontine, gestite dalla suocera e dalla moglie del deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.
Tutte queste denunce sono state raccolte dal sindacato Uiltucs e ora sono al vaglio della Procura di Latina. Gli investigatori hanno acquisito diversi documenti, tra cui gli screenshot delle chat tra i vertici e alcuni lavoratori, ma anche della documentazione trovata tra i cassonetti di Sezze, in provincia di Latina, lì dove ha sede la coop Karibu. «La coop Karibu che in lingua swaili vuol dire “benvenuto” – ha scritto La Verità – ha chiuso l’ultimo bilancio in perdita di 175.000 euro. E ha accumulato debiti con gli istituti di credito per 453.535 euro e con i fornitori per poco più di 207.000 euro. Ai quali si sommano quelli verso gli istituti di previdenza e di sicurezza sociale. Per un totale di oltre 2 milioni. E nonostante il valore della produzione ammonti a 1.791.000 euro, con costo del personale fermo a 865.000, i dipendenti sono rimasti per un bel po’ a bocca asciutta».
«Non c'entro niente con tutto questo e non sono né indagato né coinvolto in nessuna indagine dell'arma dei carabinieri, di cui ho sempre avuto e avrò fiducia. Non consentirò a nessuno di infangare la mia integrità morale. Per questo, dico a chi pensa di fermarmi, attraverso l'arma della diffamazione e del fango mediatico, di mettersi l’anima in pace. A chi ha deciso, per interessi a me ignoti, di attaccarmi, dico: ci vediamo in tribunale!». ha spiegato sui social il deputato ottenendo oltre 9000 like.
«Nessuno mi fermerà e nessuno ci fermerà - scrive ancora il deputato -. Il nostro cammino di speranza e di una politica al servizio del NOI non si fermerà né si farà intimidire. Siamo un'umanità che ha deciso di dare una rappresentanza politica a chi ha sete di diritti e dignità. Io sarò al servizio di questa nobile e alta missione».
Bisogna adesso vedere quali saranno le risultanze delle indagini. il finale di questa storia è ancora tutto da scrivere.