La sua furia si scatenò dopo che il pm Concettina Iannazzo chiese per lui l'ergastolo per il duplice omicidio e il ferimento di altre tre persone, commessi tra Nicotera e Limbadi l'11 maggio 2018
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Oltraggio a magistrato in udienza e minaccia aggravata. Questi i reati per i quali il gup del Tribunale di Salerno – al termine di un processo celebrato con rito abbreviato condizionato ad una perizia psichiatrica (riconosciuto il vizio parziale di mente) – ha condannato ad un anno e dieci mesi Francesco, detto Ciko, Olivieri, di 35 anni, di Nicotera.
I fatti al centro del processo finito a Salerno per competenza funzionale vedevano parti lese il pm della Procura di Vibo Valentia, Concettina Iannazzo, e l’allora presidente del Tribunale di Vibo Giovanni Garofalo (all’epoca nelle vesti di gup) contro i quali si è scagliato verbalmente Francesco Oliveri dalla gabbia dell’aula di udienza, in Tribunale a Vibo Valentia, il 30 maggio 2019. Il grave episodio, con minacce di morte rivolte ad entrambi i magistrati, dopo che il pubblico ministero aveva terminato la requisitoria chiedendo la condanna all’ergastolo per Francesco Olivieri, imputato per i fatti di sangue (omicidi di Michele Valerioti e Giuseppa Mollese e il ferimento di altre tre persone) che l’11 maggio 2018 hanno sconvolto Limbadi e Nicotera.
La richiesta di pena all’ergastolo formulata dal pubblico ministero Concettina Iannazzo, che aveva ricostruito punto per punto tutti gli episodi criminali contestati all’imputato – richiesta di pena poi accolta in pieno dal giudice – non era andata giù all’imputato che dalla gabbia aveva pesantemente inveito contro il pm e poi contro il giudice Giovanni Garofalo minacciandoli persino di morte, arrivando a sfondare a calci la rete di separazione fra le due gabbie presenti nell’aula del Tribunale di Vibo Valentia. All’intervento degli agenti della polizia penitenziaria, Ciko Olivieri aveva cercato di prendere ad uno di loro la pistola, strattonando anche i carabinieri e le guardie giurate intervenute. Una vera e propria furia, poi tradotta in carcere dove – stando ad altri procedimenti penali in corso – Francesco Olivieri (difeso dall’avvocato Francesco Schimio) si sarebbe reso protagonista di altri episodi del genere con lesioni ad altri detenuti ed aggressioni nei confronti della polizia penitenziaria.