Quattro persone di Isola Capo Rizzuto sono state raggiunte da ordinanza di custodia cautelare perché ritenute responsabili dei reati di usura ed estorsione aggravati dal metodo mafioso, commessi in danno di un commerciante di Cropani, e di intralcio alla giustizia aggravato dal tentativo di agevolare una cosca ‘ndranghetista. Per tre di loro erano già state disposte misure cautelari il 6 maggio scorso, in seguito alle quali nuove minacce erano state rivolte alla vittima.

Si tratta di Vittorio e Tommaso Raso, di 36 e 22 anni, per i quali è stata disposta la misura cautelare in carcere; Luigi Raso, 61enne già detenuto per altra causa e al quale è stata confermata la custodia cautelare in carcere; il nuovo indagato è invece Antonio Fazio, 54enne, per il quale sono stati disposti i domiciliari.

 

Il provvedimento odierno scaturisce da una attività investigativa condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Sellia Marina e da quelli della Stazione di Cropani, coordinata dalla Procura diretta da Nicola Gratteri e dai sostituti pocuratori Paolo Sirleo e Domenico Guarascio.

La denuncia nel 2019 e le indagini

L’attività d’indagine ha avuto inizio a seguito della denuncia presentata nel novembre 2019, alla Stazione Carabinieri di Cropani, dalla vittima, titolare di un esercizio commerciale, ed è stata sviluppata attraverso indagini tecniche, servizi di osservazione ed analisi documentali che già nel mese di maggio scorso avevano condotto alla emissione di una prima ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 3 soggetti, ritenuti responsabili di usura ed estorsione ai danni del commerciante.

 

Gli elementi acquisiti nel corso dell’attività investigativa hanno consentito di accertare le difficoltà economiche e lo stato di bisogno della vittima, dovuto alla necessità di sostenere varie spese, anche per le cure mediche di familiari, che l’aveva indotta a ricorrere, nel 2010, a canali abusivi di credito, ricevendo in prestito dagli usurai la somma originaria di € 4.000. La puntuale ricostruzione del rapporto creditizio imposto, che prevedeva la restituzione della somma complessiva di € 20.000 con l’applicazione di tassi usurai pari al 100% annuo, dietro costanti minacce anche con l’uso di una pistola in uso agli indagati, era già confluita nell’illustrazione di una consistente cornice probatoria.

Gli arresti il 6 maggio e le minacce

Durante le perquisizioni eseguite contestualmente all’esecuzione delle 3 misure cautelari del 6 maggio scorso, i Carabinieri della Compagnia di Sellia Marina hanno rinvenuto ben celati nelle abitazioni degli usurai rilevanti manoscritti riportanti formule di giuramento e riti di affiliazione, un santino di San Michele Arcangelo strappato nel lato superiore nonché un ulteriore manoscritto relativo al “codice del picciotto”, elementi che hanno ulteriormente validato la caratura criminale e la matrice ‘ndranghetista dei soggetti interessati.

 

All’indomani dell’esecuzione delle misure cautelari del 6 maggio scorso è stato inoltre registrato un allarmante segnale proveniente dalla medesima famiglia, che ha veicolato per il tramite di un proprio parente una serie di messaggi e minacce nei confronti del denunciante e dei suoi congiunti, nel tentativo di coartarne la volontà al fine di ritrattare quanto denunciato agli inquirenti.

 

Le evidenze investigative emerse hanno così consentito di ricostruire nelle condotte indicate l’aggravante dell’avvalimento del metodo mafioso e dell’aver agevolato la cosca Pullano di Isola di Capo Rizzuto nei confronti dei soggetti oggi raggiunti da misura custodiale.