Il giudice Ilario Nasso schiva le telecamere mentre lascia il Tribunale di Vibo Valentia. Unitamente alla collega Tiziana Di Mauro è il destinatario di un inquietante volantino diffuso dal sedicente gruppo Unione per la legalità. Per loro – è scritto - «ormai c’è solo il fuoco». E poi: «Da un momento all’altro la mamma di Nasso può morire così come la Di Mauro può scivolare lungo i binari per un capogiro». Entrambi i magistrati continuano serenamente nel loro lavoro, ma l’episodio non viene affatto sottovalutato dalle forze inquirenti. Sul caso indaga la Procura di Salerno, competente per i reati commessi e in danno delle toghe del distretto giudiziario di Catanzaro.

Il procuratore: «Intollerabile»

Ferma la presa di posizione del procuratore di Vibo Valentia Camillo Falvo, nella sua veste di componente del Comitato direttivo dell’Associazione nazionale magistrati, che denuncia le scoperture degli organici e le condizioni estreme che sovraespongono le toghe spesso giovanissime. «Sono atteggiamenti e minacce intollerabili – dice Falvo - soprattutto perchè commessi nei confronti di giovani magistrati che in condizioni molto difficili fanno il loro lavoro in un ufficio giudiziario particolarmente esposto. È vero - ammette - che la risposta giudiziaria, a volte, nei tribunali come Vibo in particolare, è più lenta, ma bisogna capire le cause e le condizioni in cui si lavora. I magistrati sono sempre e solo di prima nomina, vengono mandati giovanissimi a coprire organici che spesso sono scoperti e dove il lavoro si attarda per via del turnover continuo di questi ragazzi, che vengono in prima nomina e, lavorando in condizioni difficili, appena maturano il periodo di legittimazione vanno via. Questo continuo trasferimento di magistrati che lasciano scoperti i ruoli determina quell'aggravio sul lavoro giudiziario con dei ritardi che possono comportare questi atteggiamenti che non possono essere tollerati».

Ai giudici Nasso e Di Mauro, entrambi applicati alla Sezione lavoro del Palazzo di giustizia di Vibo Valentia, un coro di solidarietà. Dal governatore Roberto Occhiuto ai parlamentari vibonesi, dai consiglieri regionali alle organizzazioni sindacali. Ma la solidarietà non basta. Per rispondere alle esigenze della giustizia e al bisogno di sicurezza di chi interpreta e applica la legge serve ben altro: «Bisognerebbe intervenire in via strutturale. Bisognerebbe pensare – conclude il procuratore - a quegli incentivi che possono spingere magistrati a restare un po’ di più in sedi come queste, o magari avere trasferimenti di magistrati un po’ più anziani».