Ospite dell'Università Magna Graecia, l'ex sindaco di Riace ribadisce la convinzione nella correttezza del suo operato: «Spero di essere assolto ma non voglio pietà». E su Cutro: «Omissione di soccorso alla base del dramma»
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«Sono stato condannato in primo grado e se fra qualche mese confermano la condanna in appello sarà una pena molto alta». A dirlo Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, nel corso del seminario "Vite in fuga: economia e politiche migratorie" organizzato dai corsi di Economia politica e Politiche pubbliche per la sicurezza dell'Università Magna Graecia di Catanzaro.
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«A breve - ha aggiunto Lucano parlando della vicenda giudiziaria che lo riguarda - ci sarà la sentenza d'appello. Non ho mai detto di essere innocente rispetto a quello di cui mi accusano. Voglio mantenere il mio orgoglio. Il mio auspicio è quello di essere assolto, ma se questo non dovesse accadere, io non preferisco che mi riducano la pena, non voglio commiserazione o pietà. La mia è una storia che appartiene a tutti. Con orgoglio voglio questa condanna. Questo sarà lo scandalo e non lo sconto per mettere tutto nel silenzio, perché se non ho ammazzato, rubato, non appartengo alle mafie, per cosa mi state condannando?».
Lucano ha anche parlato della vicenda di Cutro. «L'omissione di soccorso - ha detto l'ex sindaco di Riace - è alla base del dramma di Cutro perché in quei casi bisogna intervenire anche mettendo a rischio la propria vita. Quello che sta accadendo a livello politico, che accade da tempo, è l'atteggiamento della criminalizzazione della solidarietà. Sta avvenendo adesso, ma è successo già in passato. Diventa importante ai fini della propaganda politica. Quella di respingere i migranti, però, non può essere una visione umana o cristiana. Salvini può recitare quanti Pater Noster vuole, il loro modo di fare appartiene ad una dimensione della politica in cui vi è un tentativo di costituire una società dell'odio e della disumanità».