VIDEO | L’indagine lombarda scaturisce delle dichiarazioni di Raffaele Imperiale, importante broker della droga per la camorra. Gli inquirenti: «Dall’Olanda partivano camion con 200-300 chili di cocaina» (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Milano mi spetta di diritto». È quanto pronunciato da Bartolo Bruzzaniti, tra i protagonisti (latitante) dell'indagine su un imponente narcotraffico di stupefacenti che stamane ha portato la Gdf ad eseguire una raffica di misure cautelari disposte dal gip Stefania Donadeo. A citare l'intercettazione è stata la coordinatrice della Dda milanese Alessandra Dolci in conferenza stampa.
«Milano mi spetta di diritto»
«Affermare che 'Milano mi spetta di diritto' - ha sottolineato - significa mettere la bandierina su Milano e dire che chi vuole trafficare si deve rivolgere a me». L'indagine, collegata con altre delle Direzioni distrettuali antimafia di Genova e Reggio Calabria, e che vede pure il coordinamento della Dna, «dà conto della centralità del mercato milanese, vero e proprio epicentro per l'importazione, l'occultamento e smistamento dello stupefacente» e anche «del ruolo di appartenenti o vicini alla 'ndrangheta, veri e propri leader del mercato della droga nel territorio nazionale».
Una delle piazze individuate è a Quarto Oggiaro. A testimoniare il "radicamento storico sul territorio" della famiglia Bruzzaniti, diventata nel tempo «unico punto di riferimento delle organizzazioni criminali che controllano le più importanti piazze di spaccio dell'area metropolitana» è una serie di intercettazioni che ricorre negli atti dell'inchiesta coordinata anche dal pm Gianluca Prisco. Tramite Sky Ecc, a dimostrazione dell'alta tecnologia usata per le comunicazioni, sono state captate alcune frasi di Bartolo Bruzzaniti: «No problema compa, Milano se abbiamo prezzo prendo città e tutta». Oppure «Compa, se ho prezzo Milano statevi sereno che li mandiamo in pensione». E infine: «Compa, i grossisti di Milano per il 70 per cento sono tutti amici miei da 30 anni».
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Le dichiarazioni del boss dei Van Gogh
Nasce anche dalle dichiarazioni di Raffaele Imperiale, importante broker della droga per la camorra, soprannominato il "boss dei Van Gogh", estradato da Dubai nel marzo 2022 e di recente divenuto collaboratore di giustizia, l'inchiesta della Dda milanese su un maxi traffico di droga dal Nord Europa, gestito in "joint venture" da uomini legati alla 'ndrangheta e alla mafia campana. Alla conferenza stampa hanno preso parte, tra gli altri, il procuratore Marcello Viola, l'aggiunto della Dda Alessandra Dolci, il pm Gianluca Prisco, il comandante provinciale della Gdf di Milano Francesco Mazzotta e il comandante del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf milanese Giuseppe D'Urso.
La droga sui tir
Imperiale, come ha spiegato Dolci, ha raccontato che quando ha deciso di "investire" in Lombardia per i traffici di droga si è dovuto rivolgere necessariamente a Bartolo Bruzzaniti, tra i 38 destinatari dell'ordinanza eseguita dal Gico della Gdf milanese e con precedenti per traffici di droga. La droga, stando alle indagini, viaggiava sui tir e veniva stoccata in magazzini a Gerenzano (Varese). «Partivano i camion dall'Olanda - ha spiegato il pm Prisco - completamente riempiti con 200-300 kg di cocaina a viaggio, poi tante organizzazioni acquistavano all'ingrosso da Bruzzaniti, anche i Flachi compravano da Bruzzaniti». La «imponenza della entità del narcotraffico» sul territorio milanese, ha detto Viola, «continua a crescere».
645 kg di cocaina sequestrati
Viola ha messo in luce che l'indagine ha svelato una «operazione di ristrutturazione del traffico di droga, per migliorare la logistica e i pagamenti, grazie ai collegamenti con i broker campani e affinando un collaudato sistema di trasporto tramite tir, con pagamenti solo a consegna avvenuta». L'inchiesta si è basata sulle analisi dei messaggi criptati scambiati tra i narcotrafficanti e al momento nelle perquisizioni sono stati sequestrati "73mila euro" ma anche «armi da fuoco e armi bianche come pugnali». Nell'ordinanza, ha chiarito D'Urso, il gip definisce la "struttura lombarda" come una "stabile organizzazione", mutuando il termine dal settore fiscale. I 645 kg di cocaina sequestrati avevano un valore di «rivendita da 34mila euro al chilo», ossia di oltre 21 milioni di euro.