Il provvedimento era stato ordinato dalla Capitaneria di porto dopo lo sbarco del 29 ottobre scorso, quando in Calabria sono arrivate 48 persone tratte in salvo nel Mediterraneo. All'origine il rifiuto di seguire le istruzioni della guardia costiera libica
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La ong tedesca operante nel Mediterraneo Sea-Eye ha avviato un'azione legale presso il tribunale civile di Vibo Valentia contro l'ultimo fermo della nave Sea-Eye 4, avvenuto il 30 ottobre scorso. Si tratta della terza azione legale di questo tipo quest'anno. È quanto scrive la stessa ong di Regensburg in un comunicato. Il fermo sarebbe avvenuto perché la nave si sarebbe rifiutata di seguire «le istruzioni della cosiddetta guardia costiera libica durante l'ultima missione», dichiara l'ong.
Il fermo di venti giorni è stato ordinato dalla Capitaneria di porto di Vibo subito dopo lo sbarco del 29 ottobre scorso, quando la Sea Eye è approdata nel porto calabrese con a bordo 48 migranti tratti in salvo mentre navigavano su un gommone nel Mar Mediterraneo. Sulla nave tedesca anche le salme di quattro persone morte dopo essere finite in acqua, trasferite poi al cimitero di Bivona.
Ma «solo l'autorità dello Stato di bandiera tedesco poteva sanzionare Sea-Eye per aver sfidato le istruzioni della cosiddetta guardia costiera libica», afferma Gorden Isler, presidente di Sea-Eye. Gli avvocati della ong descrivono come, nell'episodio in questione, l'equipaggio di una nave battente bandiera libica avrebbe agito in modo «brutale» contro una missione per aiutare circa 50 persone in difficoltà in mare, il 27 ottobre.
Alla Sea-Eye 4 sarebbe stato ordinato di lasciare la zona sotto la minaccia della «forza militare» e l'imbarcazione libica avrebbe svolto «manovre pericolose». L'equipaggio della Sea-Eye 4 avrebbe «documentato con prove video una vera e propria caccia ai rifugiati da parte della nave libica».
Dopo «l'operazione rischiosa per la vita da parte della cosiddetta guardia costiera libica», dal gommone dei migranti sono state estratte anche quattro persone decedute, continua Sea-Eye nel suo comunicato. «È impossibile per noi accettare le milizie armate e brutali della Libia come un attore statale. Non sono altro che un conglomerato di gruppi armati violenti. Le autorità europee devono smettere di dare l'impressione che abbiamo qui a che fare con l'equivalente delle guardie costiere europee», afferma il presidente di Sea-Eye Isler.